mercoledì 10 febbraio 2010

Il respiro della preghiera / 15


Il viaggio in Thailandia è terminato, ma non l'esperienza iniziata. Durante il simposio buddhista-cristiano, dopo la mia presentazione del monachesimo cristiano, una giovane monaca buddhista mi ha chiesto il nostro modo di meditare. Nelle sessioni di meditazione Vipassana guidata da Ajang Thong, una delle tecniche praticate è il controllo del respiro: prendere coscienza dell'inspirare e dell'espirare… È un esercizio che induce a una grande calma interiore. Ma anche i nostri monaci conoscevano questa tecnica, fa parte della meditazione cristiana. Solo che a differenza del buddhismo, per il quale essa ha lo scopo di portare al vuoto interiore, nel cristianesimo essa porta alla pienezza. Lo sperimentava già Giovanni Climaco (vedi foto) nel VII secolo quando scriveva, nel suo famoso libro "la Scala del Paradiso": "La memoria di Gesù faccia tutt'uno con il tuo respiro". È la "preghiera di Gesù", l'invocazione del solo nome di Gesù ripetuto sul ritmo del respiro. Anche Giovanni XXIII diceva: "La preghiera è il mio respiro". Si possono recitare preghiere semplici, come il Padre nostro, lasciando che le parole seguano il ritmo del respiro, ed entrano, e il cuore non si svuota, ma si riempie di Cielo.

1 commento:

  1. Le tecniche di respiro 'controllato' sono molto diffuse nelle pratiche orientali come la meditazione zen e lo yoga. Servono per concentrarsi sul 'sè', sincronizzandosi con il proprio respiro, e per osservare i pensieridi qualunque tipo essi siano.
    Gli esperti di queste pratiche insegnao varie tecniche, ma la sostanza è che il respiro deve essere lento e prolungato.
    Anni fa ho ocnosciuto un Oblato di Maria Imamcolata di grande spessore spirituale che aveva trivato una sintesi tra queste pratiche e la meditazione cristiana. Affermava più o meno quanto Fabio dice nella parte conclusiva di questo post.

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