sabato 24 aprile 2010

Comunione e missione

KUK Chunshim, detta Sr. Pancrazia, oggi ha sostenuto la difesa della tesi di dottorato dal titolo “Comunione missionaria nella vita religiosa apostolica. Alla luce del magistero della Chiesa per una spiritualità della comunione evangelizzatrice”. Una tesi del genere è sempre una impresa! (per l’alunno… e per il professore che la modera, in questo caso il presente). Mezza Corea si è riunita al Claretianum attorno a Sr. Pancrazia. La lunga discussione si è conclusa, naturalmente con un buffet coreano!

Il tema della tesi, chiaro fin dal titolo, si presenta di vivo interesse e di estrema attualità in una Chiesa che, a partire dal Concilio, trova sempre più nella comunione e nella missione i due aspetti focali della sua identità e della sua vocazione. La riflessione sulla Chiesa ad intra e sulla Chiesa ad extra che, a partire dalla seconda sessione conciliare ha guidato la riflessione dei Padri, è stata profondamente unitaria richiamandosi mutuamente in maniera feconda. La prassi, sovente, tende tuttavia a semplificare e quindi a mortificare la complessità arricchente del mistero. Così, anche nel campo della comunione e della missione, non sono mancate le tensioni, fino a diventare contrapposizioni. Ne ha risentito particolarmente la vita consacrata proprio per la sua qualità di segno nella Chiesa e per la passione con cui ha vissuto la realtà conciliare e postconciliare.

La comunione diventerebbe sterile se non si aprisse alla missione per trasmettere l’esperienza di comunione e coinvolgere nella propria comunione, mediazione per la definitiva comunione trinitaria nella quale tutta la storia è chiamata a convergere. La missione mancherebbe di senso se non fosse animata dalla comunione e finalizzata alla comunione. La comunione, a sua volta, si impoverirebbe se non fosse dinamicizzata dalla tensione alla missione e dai frutti della missione. È insomma un processo scalare capace di garantire la freschezza, la novità, la creatività della vita consacrata, oltre che della Chiesa stessa. Lodevole quindi la scelta del tema, anche in risposta alle sfide sempre nuove con cui la vita consacrata è chiamata a confrontarsi.

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