sabato 12 giugno 2010

AL SANTO SEPOLCRO / TERRA SANTA 7

Lasciamo Betlemme per iniziare l’avventura di Gerusalemme. Giornata di una intensità unica che quasi ci stordisce per tutto quanto abbiano visto ascoltato, per quanto penetra nell’anima. Iniziamo con il Monte degli Ulivi: il luogo dell’Ascensione, la Chiesa del Pater Noster, il luogo dal quale Gesù, vedendo la città, pianse su Gerusalemme. Mi ha colpito soprattutto quest’ultimo luogo; anche Gesù, che era l’Onnipotente, si è fatto impotente come noi, avrebbe voluto raccogliere i figli di Gerusalemme come fa la chioccia con i pulcini e non ci è riuscito: nella nostra impotenza a edificare, nei nostri fallimenti possiamo riconoscere la sua impotenza…
Lo sguardo sulla città dal Monte degli Ulivi è uno spettacolo unico, dominato dalla spianata e dal pinnacolo del tempio, dalla moschea della Rocchia, delle imponenti mura… Non possiamo non fare la prima foto di gruppo: è un rito!
Poi la tomba di Maria, il luogo dal quale è stata assunta in cielo. Come non ricordare che lì è apparsa a Tommaso e gli ha consegnato la sua cintura… conservata gelosamente nel duomo di Prato! Cosa non si farebbe per esprimere l’affetto e la devozione per la mamma.

Risaliamo dall’altra parte del valle del torrente Cedron fino al Gallicantus, dove il gallo cantò al rinnegamento di Pietro. Le guide disquisiscono sulla storia del luogo, ma a noi è cara la scaletta romana che dal Cenacolo porta al torrente Cedron. «Qui – leggiamo nel diario da Chiara Lubich quando nel 1956 visitò la Terra Santa – il Maestro, ormai vicino a morire, col cuore pieno di tenerezza verso i suoi discepoli, scelti dal Cielo sì, ma ancor fragili e incapaci di comprendere, alzò al Padre la sua preghiera a nome suo e di tutti quelli per i quali era venuto ed era pronto a morire: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi”. Lì Gesù aveva invocato il Padre di affiliarci, anche se lontani per colpa nostra, e di affratellarci tra noi, nella più salda, perché divina, unità».
I focolarini di Gerusalemme ci aspettano per mostrarci il terreno del Movimento dei focolari, proprio accanto alla scala antica che scende attraverso quello che ora è parco nazionale, sul quale si costruirà un centro per incontri e convegni. Da questo punto si può osservare anche il sito della Gerusalemme dei Gebusei e di David, già in basso, nella valle che porta alla piscina di Siloe.

Nel pomeriggio attraversiamo le viuzze della città vecchia, col mercato, per recarci al Santo Sepolcro. Nella grande basilica passiamo l’intero pomeriggio, fino alla messa. Il Calvario e il Sepolcro sono a pochi passo l’uno dall’altro inglobati nella chiesa complessa che secoli di storia hanno arricchito di strutture, cappelle, nicchie, altari. Una chiesa dove le tradizioni cattoliche, greche, armene, turche, difese con accanimento e passione da frati e monaci, si intrecciano e sovrappongono in un apparente caos, mentre invece sono regolate da precise regole di convivenza. Se poi ci aggiunge l’accalcarsi confusionario di gente proveniente da tutte le parti del mondo, i canti e le liturgie dei diversi riti che si rincorrono tra di loro, si potrebbe rimanere sgomenti. E invece si può cogliere la bellezza della diversità culturale, il desiderio di esprimersi ognuno a modo suo. Basterebbe un piccolo tocco d’unità e il Santo Sepolcro potrebbe diventare testimonianza della più alta armonia nella diversità.
La messa celebrata a conclusione nella cappella dell’apparizione di Gesù a Maria corona una giornata che ha visto dispiegarsi il mistero di Gesù in tutta la sua grandezza.

Testo e contesto

Al check point per passare da Betlemme a Gerusalemme salgono sul pullman due militari giovanissimi. Restiamo impressionati dalla ragazzina in pieno assetto di guerra, con un armamento più grande e più pesante di lei.

Ieri a Betlemme era festa: il venerdì musulmano; oggi a Gerusalemme è festa: il Sabato ebraico; domani sarà domenica, il nostro “giorno del Signore”.

Sembra scritto oggi il diario di Chiara del 1956 sulla sua visita al Santo Sepolcro: «Qui, in questa chiesa, sostenuta da travature fortissime, antiestetiche, c’è quanto di più sacro si possa immaginare: il Calvario e il sepolcro. Entrammo; girammo qualche angolo della chiesa che non ricordo, infilammo una scaletta stretta stretta, lisa nel marmo dai milioni di pellegrini che la salirono, e ci trovammo di fronte ad un altare. Sul quale potevano celebrare anche i greco-ortodossi e gli armeni. Un cicerone ci mostrò attraverso un vetro, che custodiva una roccia, un buco, e disse: “In questo foro fu piantata la croce”. Inavvertitamente, senza dircelo, ci trovammo tutti in ginocchio. Io, per conto mio, ebbi un momento di raccoglimento. In quel foro fu piantata la croce... la prima croce. Se non ci fosse stata questa prima croce la mia vita, la vita di milioni di cristiani che seguono Gesù portando la loro croce, i miei dolori, i dolori di milioni di cristiani, non avrebbero avuto un nome, non avrebbero avuto un significato. Egli, che lì fu innalzato come un malfattore, diede valore e ragione al mare di angoscia da cui è toccata e alle volte sommersa l’umanità e, non di rado, ogni uomo. Non dissi nulla a Gesù in quel momento. Aveva parlato quella pietra forata. Solo aggiunsi, come un bambino estatico: “Qui, Gesù, voglio piantare ancor una volta la mia croce, le nostre croci, le croci di quanti ti conoscono e di quanti non ti conoscono”».

Personal box

Al ristorante, in un tavolo accanto alcuni giovani fumano il arghile, la pipa ad acqua. Mi invitano a provare. Aspiro dal lungo tubicino il fumo del tabacco aromatizzato, profumatissimo. C’è sempre una prima volta…

È la terza volta che sono a Gerusalemme. Mi incanta. Volgo lo sguardo attorno e mi rendo conto della verità del Salmo 125: «I monti circondano Gerusalemme: / il Signore circonda il suo popolo, / da ora e per sempre». Gerusalemme è davvero circondata dalle colline aride. Noi siamo davvero circondati dall’amore infinito di Dio.

4 commenti:

  1. un saluto a tutti voi " in viaggio" e un bacio speciale alla mia mamma e al il mio papà Lino e Maddalena.
    ciao!! silvietta

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  2. Oggi è domenica di relax e per me relax vuol dire anche lettura. Accendo il PC ed entro in Città Nuova:adoro i blog e subito mi colpisce "Echi di un viaggio dalla Terra Santa". E ... che sorpresa! Mi sono letta tutto di filato l'intero diario fino ad oggi, alla rovescia in verità, rivivendo il viaggio goduto due anni fa, appassionante. Scorgo tra i pellegrini Santina e Lorenzo, amici da sempre, che approfitto per salutare e la carissima Marta Chierico. Rileggo pagine da "Parlaci di Lui", di cui parlammo circa un mese fa, ricora Padre Fabio? Il cuore è trepidante di emozione, mi pare d'essere lì... E' proprio vero che quello in Terra Santa è "IL" Pellegrinaggio, accompagnato da una Grazia speciale: chi lo compie una volta almeno, riesce al andare "oltre" le brutture che sconvolgone quelle terre!
    Allora, buona continuazione!
    Biancarosa Chiarandini Battaini - Udine

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  3. buon rientro a tutti!!!!!! grazie per avermi fatto ....viaggiare con voi!!!! Maria Barbato

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  4. Oggi posso ancora una volta dire il mio SI alle mie croci di ogni giorno. Mi ritrovo illuminata da 'quel foro' dove fu piantata la prima Croce, quella senza la quale le nostre, le più varie, misteriose o assurde ed inaspettate, non avrebbero significato, sarebbero solo un assurdo....

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