mercoledì 9 giugno 2010

I RIFLESSI DEL LAGO / TERRA SANTA 4

Protagonista di oggi il lago. Andava e veniva su questo lago, il Maestro: Tiberiade, Gergesa, Dalmanuta, Betsaida, Magdala, Tiberiade... Lo traghettavano Simone e Andrea con la loro barca. Su queste rive le folle si accalcavano. Le sfamava, le guariva. E soprattutto insegnava: saziava le menti e guariva i cuori.
Non sempre, da quando Gesù si era trasferito da Nazareth a Cafarnao, la barca era piena di pesci come accadeva prima, quando gli apostoli eravamo pescatori. Ora era piena di cuori conquistati: non li aveva trasformati in pescatori di uomini?
Qui tutto parla di Lui. Questo lago quieto, queste dolci colline... Ad ogni passo un ricordo, ad ogni pietra una sua parola, ad ogni raggio di sole un suo sguardo, mai lo stesso, come non sono mai uguali le onde del lago, le nuvole che solcano il cielo…
Il lago è l’unico luogo evangelico rimasto tale e quale dal tempo di Gesù, il luogo capace di farcelo vedere ancora e di ridonarci le emozioni più belle e profonde.

Dopo la colazione in albergo, con ulive, yogurt, timo e i mille sapori di questa terra, partenza per Cafarnao, alla casa di Pietro, divenuta per tre anni la casa di Gesù, luogo di partenze e di ritorno dell’intensa attività missionaria di Gesù. I vangeli sono pieni di fatti evangelici avvenuto in questo villaggio: la chiamata dei primi quattro discepoli sul lago, quella di Matteo, la resurrezione della figlia di Giairo, l’incontro con il centurione, il discorso sul pane di vita nella sinagoga... Dopo la casa di Pietro la sinagoga, non quella di Gesù, ma quella elegante e bella ricostruita su quello stesso luogo nel IV secolo. Su ogni luogo leggiamo i passi del Vangelo: la guarigione della suocera di Pietro, il paralitico calato dal tetto, il discorso sul pane di vita, e ogni brano risuona vivo, attuale.
Sul monte delle beatitudini abbracciamo con lo sguardo il lago e le colline. Basta socchiudere gli occhi e vedere apparire le folle e accalcarsi attorno a Gesù; vediamo anche lui e lo ascoltiamo parlare parole di vita. In questo luogo pieno di luce e di pace celebriamo l’eucaristia con davanti il lago.
I segni eucaristici li ritroviamo a Tabgha, luogo della moltiplicazione dei pani. Qui Gesù, vedendo la molta folla, si commosse. Sentì compassione per quella gente che veniva a Lui affamata e assetata di verità, in cerca di una speranza. Gli pareva un gregge sbandato, lasciato a se stesso, senza più pastore. Avvertiva in sé quello che passava nel cuore di quanti accorrevano a Lui. Provava i loro stessi sentimenti di dolore, di disperazione, di angoscia, di insicurezza. Condivideva con ognuno la sospensione, la ricerca, l’insoddisfazione, il dubbio, l’indifferenza. Sentiva quello che essi sentivano.
“Sono in pena per loro”, disse il Maestro. Pastore buono e bello doveva nutrire il suo gregge. Prese a insegnare e a guarire. E infine ristette: aveva sfamato con le sue parabole, con le sue parole di vita, poiché sapeva bene che non basta il pane per vivere: occorre nutrire il cuore di speranza.
Ma dopo tre giorni la gente aveva fame anche di pane. Mi rivedo davanti il ragazzo che aveva cinque pani e due pesci e mi pare di udirne il dialogo:
- Me lo doni il tuo cibo?
- È poco. È un dono piccolo.
- Ciò che è donato non è mai piccolo.
- È tutto quello che ho. Non mi è rimasto altro.
- Poco o tanto non conta. A me basta il tuo tutto. Perché è tutto, ce ne sarà per tutti. Il tuo dono farà miracoli. Ho bisogno del tuo dono, ho bisogno di te.
Prese i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Dopo pranzo attraversiamo il lago sulla “barca di Pietro”, sotto il sole alto e forte, rinfrescati da un venticello leggero. Ci fermiamo in mezzo al lago e rivediamo la tempesta, Gesù che cammina sulle acque… Lo specchio d’acqua è limpido e appena increspato. Molto mosso è invece il cuore…
Infine il luogo, vicino, nel quale Gesù apparve risorto ai discepoli, il luogo nel quale Gesù domanda a Pietro se lo ama… Difficile contenere la gioia. Scendendo nell’acqua rinnoviamo le promesse battesimali e di nuovo versiamo l’acqua del Giordano sulla testi ognuno. L’acqua si fa tornare tutti bambini e ci fa giocare.

Testo e contesto

A Roma, nell’Aula Paolo VI, si celebra il grande evento dell’anno sacerdotale. Noi lo celebriamo nei luoghi in cui Gesù sacerdote ha moltiplicato i pani ed ha preparato il cibo ai suoi discepoli.

Dopo cena incontriamo il focolare femminile di Haifa e alcuni membri della comunità del Movimento di Nazareth e dintorni. L’Ideale dell’unità è stato portato qui da p. Armando Bortolaso, salesiano, ora vescovo in Siria. Giovani e adulti ci comunicano le loro esperienze soprattutto nell’affrontare le difficoltà di rapporto con i vicini ebrei e musulmani, aiutati dalla Parola di vita e dall’unità di tutta la famiglia del Movimento. Di grande significato l’ultima Mariapoli celebrata con membri delle altre religioni dove ci si è scoperti fratelli. Amare il nemico qui diventa possibile eroismo, ulteriore segno concreto di speranza. Anch’io sono stato chiamato a raccontare la mia esperienza al simposio ebraico-cristiano che abbiamo tenuto a Gerusalemme lo scorso anno.

Personal box

Chi avrebbe mai immaginato che avrei potuto leggere tanti brani del mio libro “Parlaci di Lui. I racconti di Cafarnao” proprio nei luoghi in cui sono avvenuti i fatti narrati e davanti ad un pubblico così attento, che applaude al termine di ogni lettura? Leggo e mi pare di rivivere al tempo di Gesù: il ragazzo dei cinque pani e due pesci, la tempesta sedata, l’apparizione del Signore sul lago…

Ho riletto il diario del 4 giugno 1997 scritto a Tabgha, sul lago di Galilea:
«Non sto più nella pelle. Salto come un ragazzino da un masso all’altro, su queste pietre dure e nere. Non m’importa degli altri. Mi prendono per matto. Lo sono, in effetti. Provo una gioia libera e pura, avvolto dalla luce calda del sole e dai riflessi dell’acqua appena increspata del lago.
Avverto lo stesso fremito di vita che vibrò d’impeto nel cuore di Giovanni quando, dalla barca, vide il Risorto, su questa stessa roccia. Il suo grido è il mio stesso grido: «È il Signore!».
Ne avverto la presenza, ne seguo le orme, ascolto l’eco della sua voce. Dio ha camminato sulle sponde di questo lago, ha immerso i piedi nelle sue acque limpide, ha posato i suoi occhi sulle colline verdi che abbracciano con dolcezza questo specchio di luce riflesso del cielo.
È passato di qui. Qui ha guardato negli occhi Andrea e Simone, Giovanni e Giacomo: sguardo di trasparenza, penetrazione nell’intimo di persone da sempre conosciute, da sempre amate e scelte, per depositarvi l’amore eterno di Dio capace di generare a vita nuova.
“Seguitemi”. Odo l’incondizionato invito e vedo Simone e Andrea che lasciano le reti, Giacomo e Giovanni il padre: decentramento radicale dal proprio io e dal proprio mondo per ricentrarsi in Lui; allontanamento da ogni sicurezza materiale, perdita dei legami familiari, degli affetti, delle radici, per ritrovare in Lui e patria e casa e affetti: Lui, l’unico bene.
“Vieni e seguimi”. Le stesse parole che hai rivolto a me, lo stesso amore con il quale mi hai investito, travolgendomi nella loro stessa avventura, nella tua stessa avventura. Condivisione di vita.
Qui l’inizio della mia storia: l’incontro con Te!
Mi sei passato accanto, nel tuo camminare sulla terra. Sei passato da casa mia, ti sei accorto di me, mi hai guardato, amato, chiamato.
Il cuore esplode di una gioia che non può più contenere.
Su questa roccia Pietro per tre volte ha detto a Gesù: “Ti amo”.
Oggi, sulla riva del lago, anche a me hai domandato: “Mi ami tu?”.
Non mi sono preoccupato di risponderti. Ero troppo contento di sentirti rivolgere a me quella domanda: è più importante della mia risposta. Tu che vedi il cuore sai il desiderio di dirti di sì».

3 commenti:

  1. grazie per questi aggiornamenti, già mi sembrava di essere lì, attraverso brevi telefonate, . . . ma vedere anche le foto e leggere. . . è proprio il ccentuplo. Saluti a tutti i . . . lettori di CN.
    Maria Barbato (sorella di Genny. . . lettrice di Napoli)

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  2. "Qui tutto parla di Lui… ad ogni pietra una sua parola… Difficile contenere la gioia…".
    Sembra di essere proprio lì con voi… e lo sono di certo per quell'alchimia dell'amore che ti fa essere fuori dal tempo e dallo spazio.
    Rivivo con intensa commozione ogni vostro passo… e nel cuore un richiamo pressante a ridare tutto me stesso a Lui che si è dato totalmente…
    E' proprio vero che se non saranno i nostri cuori a dar gloria a Dio, lo saranno, nostro malgrado, quelle pietre… E beato chi non vi avrà posto resistenza!
    Grazie di cuore!
    Gigi

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  3. Che emozione, vedere le foto, leggere nei particolari dei posti dove Gesù è realmente passato, dove ha camminato, parlato, guardato, chiamato...! Mi emoziona soprattutto il lago, forse perchè dici che è l'unico ad essere rimasto uguale, come ai tempi suoi...Oggi voglio ridire anch'io il mio si, alla Sua voce! Grazie

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