venerdì 16 luglio 2010

Viaggio in Brasile / 12 – Ibiporã

15 luglio - Mattina a Ibiporã con p. Severino, alla scoperta del PIME. I missionari sono arrivati in Brasile sessanta anni fa, dopo la loro espulsione dalla Cina. Sempre così, proprio come dice Gesù del Vangelo: “Se vi scacciano da una città andare in un’altra”. Ibiporã, una cittadina di 50.000 abitanti, vicina a Londrina. Il PIME ha fondato la parrocchia negli anni Cinquanta e guida ancora la comunità cristiana. Con p. Severino un altro italiano e un indiano. Qui è iniziata, con p. Luigi Confalonieri, la presenza del Movimento nella regione. Nella piazza della chiesa sono presenti 15 altre chiese di differenti denominazioni. In tutta la parrocchia, che coincide con la città, sono sorte 60-70 nuove chiese evangeliche, dai nomi più fantasiosi. Ogni settimana, in un garage o in una stanza, ne nasce una nuova. È il riflesso di quanto avviene in tutto il Brasile dove gli evangelici sono ormai 35 % della popolazione. Il dialogo con loro è difficile a differenza di quanto avviene con le chiese tradizionali come i Luterani, i Battisti. I nuovi gruppi sono fondamentalisti e molto chiusi. Ma aumentano velocemente anche quanti si dichiarano atei, ormai l’11%. Eppure, almeno al primo sguardo, appare una grande religiosità. In questi giorni ai caselli dell’autostrada chi riscuote il pedaggio mi domanda la benedizione. Nel parlare comune sento tutti che dicono: Grazie a Dio, Se Dio vuole, Mi benedica padre… Mai una bestemmia…
Qui a Ibiporã nel giro di tre anni sono morti tre amici, Claudio Romano, Giorgio Pecorari, Benedito Libano. Vado a pregare sulla loro tomba e affido a loro l’evangelizzazione di questa regione e la penetrazione dell’Ideale. Visito anche la casa del PIME per i missionari anziani e ammalati, che saluto: una struttura meravigliosa.
Pranzo nel focolare femminile, dove sono giunti gli eco dell’incontro di ieri sera. Nasce il progetto di un grande incontro a Londrina, il prossimo anno, per religiosi, religiose, sacerdoti, nel nuovo stile dell’Opera una.
Nel pomeriggio un’altra cittadina, dall’altra parte di Londrina, Combé. Visito la cappellina sorta su luogo della morte di Madre Leonia e un’altra delle opera delle suore Claretiane: un centro per barboni e gente di strada. Vi trovano accoglienza quaranta, cinquanta uomini che possono dormire, riposarsi, mangiare, fermarsi per un certo periodo. C’è una casa anche per le donne. Mi fa da guida una suora minuscola, che si confonde con i barboni. Incredibile dove arriva la carità.

Dopo cena sorpresa. Arrivo all’aeroporto ma il volo è soppresso: a San Paolo l’aeroporto è chiuso per le condizione metereologi. In affetti anche qui piove a dirotto, fa freddo, c’è nebbia… da tre giorni non vedo più il bel sole caldo brasiliano. Niente di grave, partirò domattina.

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