venerdì 13 agosto 2010

La luce che illumina Aquileia

Il Signore definisce i suoi discepoli luce del mondo perché «illuminati da lui che è la luce vera ed eterna, a loro volta diventino luce in mezzo alle tenebre. Egli che è detto sole di giustizia, non a torto vuole che i discepoli diventino, a loro volta, luce del mondo. Per mezzo di essi infatti – al modo che il sole, con i suoi splendenti raggi, diffonde la luce dovunque – ha fatto pervenire la luce della conoscenza di se stesso nell’universo intero. Fatta brillare la luce della verità, hanno potuto far fuggire dai cuori degli uomini le tenebre dell’errore». Cristo può continuare a risplendere nel mondo «dal momento che – mediante la predicazione degli apostoli, quasi si trattasse di tanti raggi luminosi – ha fatto giungere nell’intero universo la luce della sua conoscenza».

Nella basilica di Aquileia, mi sembra di sentire echeggiare ancora queste parole del suo grande vescovo Cromazio, al tempo di sant’Ambrogio. La luce di Cristo era giunta anche nelle sue terre.

Sulle volte cripta della grandiosa basilica sono affrescate le storie delle origini della Chiesa in nel nord est dell’Italia: Pietro che manda il discepolo Marco ad Aquileia, la quarta città per importanza dell’Italia nell’impero romano; il popolo di Aquileia che presenta Ermacora a Marco che presto la invia a Roma per essere consacrato vescovo da Pietro; il ritorno di Ermacora ad Aquileia, la persecuzione, le conversioni, i miracoli, i discepoli, il martirio… Storie belle che dicono il bisogno dei nostri antichi di innestare le proprie Chiese sul fondamento apostolico e sul martirio.

La giornata piovosa non mi impedisce di visitare le antiche vestigia della città, così come Grado e la sua laguna. Mi piacerebbe vivere le parole che, ancora una volta, mi sento rivolgere da Cromazio di Aquileia: «Ci viene fatto obbligo di portare nelle nostre mani le lampade, perché per “lampada” si deve intendere il comando del Signore, oppure la luce della legge. Il fine è che, illuminati dallo Spirito Santo, brilliamo per le opere di giustizia e di fede».

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