martedì 25 gennaio 2011

25 gennaio 1816: nascono gli Oblati

Sant’Eugenio de Mazenod ha sempre considerato il 2 ottobre 1815 come data di fondazione dei Missionari Oblati. Quel giorno, festa degli Angeli Custodi, aveva acquistato parte del monastero delle Carmelitane di Aix nel quale avrebbe dovuto vivere la futura comunità. Forse quel giorno si riunirono con Sant’Eugenio i primi tre giovani sacerdoti che avevano aderito al suo progetto: Icard, Deblieu (nel registro del noviziato afferma che de Mazenod lo considerava il primo compagno) e Mye.

Il 27 ottobre giunse l’adesione di Francesco Saverio Tempier, che sarà il suo vero primo compagno. Tempier arrivò ad Aix soltanto il 27 dicembre.
Da quel giorno – scrive nelle sue memorie – andavo dai miei genitori [che abitavano ad Aix] soltanto per la notte. Durante il giorno stavo con mons. de Mazenod. Ci occupavamo con gioia di tutto quanto progettavamo di compiere per la gloria di Dio e la salvezza delle anima. Dicevamo insieme l’ufficio e facevamo insieme gli esercizi di pietà, per quanto possibile, perché mons. de Mazenod era spesso preso dai giovani della sua associazione…
Infine – continua Tempier – il 25 gennaio 1816, giorno nel quale, pensando alla festa della Conversione di san Paolo, avevamo fissato per riunirci insieme, ambedue lasciammo definitivamente la casa paterna e le nostre famiglie per prendere possesso della nostra umile dimora e per non lasciarla mai più. Giorno memorabile. Finché avrò vita, non lo non dimenticherò mai.

Perché, se la fondazione è avvenuta il 2 ottobre 1815, noi la festeggiamo il 25 gennaio? Si è cominciato a celebrare il 25 gennaio, come inizio della Congregazione, nel 1866, quando ne ricorreva il cinquantesimo. Per quel giorno Padre Fabre, il successore del Fondatore, invitava tutti gli Oblati a celebrare solennemente l’anniversario della fondazione: “È un giorno che non può passare inosservato. Sento il dovere di richiamare tutta la vostra attenzione su un anniversario così solenne, per accendere nei vostri cuoi i più vivi sentimenti di riconoscenza verso Dio e di affetto verso la nostra cara Congregazione”.
Da allora il 25 gennaio è diventato il giorno in cui gli Oblati celebrano la nascita della loro Congregazione. Più propriamente dovremmo chiamare questo giorno: l’inizio della vita comunitaria.
In quel giorno, il 25 gennaio 1816, Sant’Eugenio, Tempier e forse Icard presero definitiva dimora nelle stanze acquistate. Tempier forse era andato a abitarvi qualche giorno prima, per seguire da vicino i lavori di ristrutturazione. Lo stesso giorno de Mazenod indirizzò ai Vicari Capitolari la domanda di autorizzazione per la nuova comunità, nella quale tracciava gli obiettivi e lo stile di vita. Probabilmente quel giorno si sono riniti tutti e cinque i primi compagni per firmare la domanda.
A metà febbraio arrivano in casa anche Mie, Deblieu. Appena riuniti elessero de Mazenod superiore della casa e dopo un ritiro di dieci giorni per prepararsi alla vita apostolica, l’11 febbraio partirono per la prima missione a Grans. I Missionari di Provenza, appena nati, entravano in azione!
Mi pare significativo celebrare l’inizio della Congregazione ricordando non il momento burocratico di fondazione – l’acquisto della casa – e neppure quello nel quale i primi membri della famiglia concordarono un progetto di vita e d’azione, ma proprio il suo reale inizio, che coincise con la vita comune.

Su quel giorno abbiamo uno scritto particolarmente caro a tutti gli Oblati, la lettera che sant’Eugenio scrisse il 24 gennaio 1831 al maestro dei novizi, il p. Mille. Anche se la conosciamo a memoria lo rileggiamo volentieri:
Domani festeggio l'anniversario del giorno in cui sedici anni fa, lasciavo la casa materna per andare a risiedere alla Missione. Padre Tempier ne aveva preso possesso alcuni giorni prima. (…) Il mio letto a cinghie fu collocato nel breve tratto che porta alla biblioteca, allora una grande stanza in cui dormivano p. Tempier e un altro (…); quella stanza serviva anche per le riunioni comunitarie. Tutta l'illuminazione era fornita da un lume, e quando bisognava andare a letto lo ponevamo sulla soglia della porta per servire a tutti e tre.
La mensa dove mangiavamo era costituita da una tavola posta accanto a un'altra, entrambe poggiate su due vecchi barili. Dopo che abbiamo fatto voto di povertà, non abbiamo mai avuto la gioia di essere così poveri. (…) Vi assicuro che non avevamo perduto nulla della nostra allegria; al contrario, poiché questo nuovo modo di vivere era in contrasto così stridente con quello lasciato da poco, ci capitava spesso di riderne di cuore. Dovevo ricordare questo sacro anniversario del nostro primo giorno di vita comunitaria. Come sarei felice di continuarla con voi!

Sant’Eugenio è contento di continuare con noi la vita comunitaria iniziata quel 25 gennaio, domanda di essere ancora membro della nostra comunità. Come la vorrebbe? Credo come quella che visitò pochi anni dopo, 28 maggio 1834, a N-D du Laus, e alla quale scrisse:
Sono stato tanto consolato dallo spirito di carità veramente fraterna, dal rispetto reciproco e dalla sottomissione al superiore, che regnano in questa casa, parte della nostra famiglia. Qui, come nelle altre case della Congregazione, si può dire che vi è un cuor solo e un’anima sola. Dio conservi sempre nella Congregazione questa preziosa conformità ai primi discepoli del Vangelo dei quali sta scritto: “la moltitudine dei credenti era un cuor solo e un’anima sola”.

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