mercoledì 5 gennaio 2011

Quando arrivano i lupi p. Ted Pfeifer non fugge

Quando sentì colpire la camionetta e si vide cadere in testa parte del soffitto, p. Ted non ebbe il tempo di rendersi conto di cosa stesse accadendo. Pensò soltanto che stava per saltare in aria. Quanto attorno tornò di nuovo il silenzio e si riebbe dal colpo, cominciò a tastarsi: era ancora tutto illeso. Credette che l’incidente fosse stato causato dallo scoppio di una gomma o che fosse accaduto chissà cosa alla macchina.
Ma quando, uscendo illeso dall’abitacolo, lo vide crivellato di proiettili, si rese immediatamente conto che le ripetute minacce dei trafficanti di droga non erano più soltanto parole ma pallottole. Il superiore provinciale, dagli Stati Uniti, gli telefonò appena gliene giunse notizia. “Non sarebbe prudente allontanarsi da lì? - gli domandò con evidente preoccupazione - Vuoi rientrare nel nostro Paese?”. “Non posso lasciare il villaggio dove lavoro da 12 anni. Sarebbe una contro testimonianza, la negazione di quanto ho vissuto e insegnato in tutto questo periodo. Torno al mio posto di lavoro, anche se so che potrei essere ucciso da un momento all’altro”.
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