sabato 19 febbraio 2011

Il ritratto di una spiritualità


Erano gli anni della Rivoluzione messicana e delle leggi anticlericali adottate dal governo Calles: requisizione dei beni ecclesiastici, chiusura delle scuole cattoliche, soppressione degli ordini religiosi. Erano gli anni dell’opposizione cattolica, con l’ala pacifica della “Lega Nazionale per la Libertà Religiosa”, e quella favorevole ad azioni violente, animata dai famosi “Cristero”. Era il tempo della pubbliche esecuzioni di cristiani accusati anche soltanto di professare pubblicamente la fede cattolica.
Anche padre Joseph si trovò nell’occhio del ciclone. Si salvò due volte per miracolo. La prima si face passare per un commerciante tedesco, la seconda indossando un’uniforme di ufficiale della marina. Questa seconda volta venne addirittura scortato dalla polizia fino alla sua nave. Sapevano che qui si nascondeva un prete. Lo cercarono invano, con l’aiuto dei passeggeri, invogliati dalla taglia che pesava sulla sua testa. Una volta che la nave uscì dalle acque territoriali messicane, l’ufficiale cambiò d’abito e indossò la veste e il crocifisso oblato lasciando di stucco i passeggeri.
Padre Joseph Rose era nato a Bonn, in Germania, il 24 gennaio 1877. Una volta diventato Oblato ricevette la sua prima obbedienza per il Messico. Ne era felicissimo. “La gioia che provo nel ricevere l’obbedienza per il Messico, scrisse al suo superiore, è ineffabile. Come sono grato a Dio che mi sceglie per prendere parte a una fondazione nuova. Oh, sì, lo ringrazio e lo ringrazierò ogni giorno della mia vita” (3 marzo 1902). Pochi giorni dopo gli riprendeva: “Ve lo dico e lo ripeto, che andrò volentieri in Messico per far parte d’una fondazione, perché so che il buon Dio mi ha chiamato attraverso la vostra persona. Ho pregato molto perché il Buon Dio mi doni la grazia necessaria per compiere i miei doveri di stato” (20 marzo 1902).
Partì con libri e bagagli come tutti gli altri, ma in più aveva con sé una cassa di articoli da fotografo. Era infatti un artista! Lo avevano scoperto presto durante gli anni della sua formazione in Germania. Il suo superiore, p. Leynhecher, nel 1898, alla vigilia degli ordini minori, scriveva di lui “La sua intelligenza ha sbalordito; non si aspettavano che riuscisse così bene allo Scolasticato. A volte è un po’ ingenuo. Artista (notevole talento per il disegno)… Cuore tenero e sensibili, riconoscente per natura… è pieno di ardore per la sua perfezione. Di salute cagionevole e tuttavia sano”. È un ritratto che rimarrà inalterato lungo tutta la sua vita. Sempre fragile di salute, accusa mal di testa, stanchezza…, uno di quelli che sembra siano sempre per morire, eppure capace di arrivare a 80 anni senza mai venir meno ai suoi impegni di missionario in mezzo alla gente. Sensibile e semplice, sa affrontare situazioni difficili e guidare le comunità. E soprattutto, artista: musicista, pittore, fotografo. 
E' di lui come artista che voglio parlare. Non lo conoscevo fino a quando non ho visto la riproduzione di uno dei suoi quadri a Sarita, nel sud del Texas, e poi l’originale negli archivi di San Antonio. È il ritratto di uno dei missionari più famosi del Messico, p. Juanito de la Costa (il suo nome francese era Jean Bretault). Mi è piaciuto l’intensa espressione del ritratto, ma soprattutto mi hanno colpito le scritte che lo circondano, otto parole nelle quali mi sembra si volesse racchiudere la spiritualità oblata. Allora ho voluto conoscerne l’autore, Joseph Rose, e il soggetto, Jean Bretault. Mi sono chiesto perché p. Joseph abbia voluto abbinare il ritratto di un Oblato con le sei parole. Vedeva forse in lui l’espressione della spiritualità dei Missionari Oblati? E come è pervenuto a sintetizzarla in sei parole? Era forse il frutto della propria esperienza missionaria?
I due si sono incontrati e conosciuti molto bene in Texas dove p. Joseph era arrivato, dal Messico, nel 1914. P. Juanito vi era dal lontano 1872, quando p. Joseph non era ancora nato. Per p. Joseph era un vero modello, come scrisse il 2 giugno 1934 al superiore generale a Roma: “Oggi siamo tornati dal Noviziato, dove abbiamo accompagnato al suo ultimo riposo il nostro amatissimo Padre Juanito, modello di vero religioso e missionario dei poveri”. Penso valga la pena leggere le sei parole alla luce della vita di entrambi i missionari. È quello che tenterò di fare… a puntate!

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