martedì 22 febbraio 2011

San Pietro racconta dalla sua cattedra… o sullo sgabello


Subito dopo pranzo sono uscito dietro casa per andare a San Pietro. Oggi è la festa della cattedra di Pietro: la statua di bronzo, con il piede consunto dal bacio del fedeli, è rivestita col piviale rosso e coronata con la tiara; la cattedra rivestita dalla gloria del Bernini è circondata da lumi allineati con rigore geometrico.
La “cattedra”, elemento più importante di ogni sede episcopale, quella che dà il nome alla “cattedrale”. Il vescovo vi si siede e da lì insegna. È il segno del suo compito di maestro della fede. Quella che è in san Pietro, sorretta dai due grandi padri della Chiesa d’Oriente, Atanasio e Giovanni Crisostomo, e dai due grandi padri della Chiesa d’Occidente, Ambrogio e Agostino, non è quella sulla quale sedeva Pietro, ma quella regalata da Carlo il Calvo a papa Giovanni VIII che lo aveva incoronato re; se l’era portata con sé dalla Francia per l’occasione.
Chissà dove si sedeva Pietro quando insegnava nella sua “sede episcopale” prima di Antiochia e poi di Roma? Su un sasso, su uno sgabello qualsiasi… Oppure parlava in piedi, appoggiato al muro. È certo che quando parlava incantava la sua gente. Raccontava di Gesù, di quando lo chiamò sul lago, di quando lo riconobbe figli di Dio, di quando lo tradì, delle lacrime quella notte del tradimento, che spuntavano ogni volta che ricordava quel momento tremendo…
Oggi in San Pietro ho lasciato che mi raccontasse di nuovo la sua storia e gli ho chiesto di darmi il suo stesso amore per Gesù.
Ho riletto, nel mio “Racconti di Cafarnao”, quando narrava dell’ultimo incontro con Lui:


Chi era quell’uomo, là sulla roccia, sul bordo del lago, che dava consiglio a noi pescatori? Contro il sole nascente non ne distinguevo il volto. Doveva essere uno dei vecchi pescatori di Cafarnao, usi al mestiere. Calammo le reti, come ci aveva gridato. E il pesce, latitante tutta la notte, accorse a frotte. Lo sentivo da come tirava la rete.
“È il Signore”, sussurrò il più giovane. Il Signore? Piegato sull’orlo della barca, per un attimo rimasi paralizzato a guardare l’acqua che guizzava d’argento. Il Signore? Avrei dovuto pensare che non era possibile. Avrebbe mai nascosto la sua gloria, il Signore Risorto, dietro quel vecchio pescatore laggiù sulla riva? Sarebbe stato opportuno che ponderassi meglio quell’affermazione: È il Signore. Ma avevo già mollato la presa, m’ero già tolto la veste, m’ero già buttato in acqua verso di Lui, il Signore.
Era proprio Lui. Stava controluce, ma era proprio Lui. Lo riconoscevo e non lo riconoscevo nei suoi lineamenti, ma era proprio Lui. Ansimante, caddi in ginocchio e lo guardai. Era proprio Lui.
- Pietro, mi ami?
- Ti amo, gli dissi con la passione di sempre.
- Mi ami più di tutti?
- Sì, Maestro, gli gridai con convinzione, mentre mi sentivo il cuore in gola, e non era più per la corsa nell’acqua.
- Pietro, mi ami veramente?
La terza volta! Mi sentii schiantare il cuore. L’entusiasmo e la passione delle prime due risposte si incrinarono. La vista mi si appannò. Era nuovamente quella nube che mi aveva tolto la sua figura sul monte santo? Come allora mi sentii vacillare. M’invase quel timore oscuro e il tremore.
Il mio tradimento, il mio triplice tradimento: Non lo conosco, non lo conosco, non so niente di Lui…
Lo guardai di nuovo. Lo riconoscevo e non lo riconoscevo, ma era Lui. La fontana delle lacrime amare che s’era aperta al suo sguardo nel cortile del sommo sacerdote in Gerusalemme riprese a gemere. Lo riconoscevo e non lo riconoscevo, tra il velo delle lacrime, ma era Lui. Ora soltanto, dal baratro del mio tradimento, potevo dire la verità:
- Tu lo sai – sussurrai con un filo di voce, ma fu la mia vita a dirglielo –, tu sai tutto, tu lo sai che ti amo.
- Pasci le mie pecorelle.
Fu così che mi aperse la via: percorro il mondo testimoniando l’amore.

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