mercoledì 4 maggio 2011

Nel deserto di Giuda


Abbiamo lasciato le verdi colline di Galilea inoltrarci a nord, attraverso le aride montagne di Gelboe e il deserto di Giuda. Indosso la maglietta regalatami dai nipoti con le scritte che riassumono i miei blog dell’ultimo periodo: “Ritorno in Galilea” e le dieci parole del “viaggio”.
L’oasi di Gerico ci fa rivivere l’ultima tappa del viaggio di Gesù verso Gerusalemme: l’incontro con il cieco Bartimeo e con Zaccheo. Mi dicono che racconto i Vangeli come se i fatti fossero accaduti il giorno prima e io fossi stato lì, testimone oculare. È proprio così! Quello che abbiamo visto con questi occhi, udito con queste orecchie, toccato con queste mani, lo annunziamo a voi. Siamo o non siamo i testimoni del risorto? Di generazione in generazione ci hanno trasmesso un Vangelo vivo, un’esperienza vissuta, che possiamo trasmetterlo a nostra volta proprio come fossimo stati noi a vedere, udire, toccare. Il Vangelo passa di generazione in generazione, e qui dietro di me ne ho due a cui trasmettere quello che a mia volta ho ricevuto!
Da Gerico alle pietre di Qumram, che conservano tutto il loro mistero; l’immancabile bagno nelle acque del mar Morto; la contemplazione, sulla strada per Gerusalemme, del deserto di Giuda, con le sue aride e fascinose ondulazioni nella luce incerta del tramonto.

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