lunedì 6 giugno 2011

Viaggio in Sud Africa / 10 – Kimberley, la città dei diamanti

Fratello Rex

Nel 1866 fu trovato il primo diamante, poi un secondo, poi il terzo… Poco dopo iniziò la corsa ai diamanti e nasce la città di Kimberley. Gli Oblati, da Bloemfontein, raggiunsero presto i minatori. Anch’io oggi sono partito da Bloemfontein per andare a Kimberley.
Prima una visitina a questa città, capitale della Provincia Free State e capitale giudiziaria del Sud Africa (Pretoria è la capitale amministrativa e Città del Capo quella legislativa). Mi aspettavo chissà quale grande città. Invece è molto semplice, senza grandi edifici. Strade larghe, ben squadrate, traffico ordinato, una cittadina di provincia… I primi Oblati arrivarono Bloemfontein a metà dell’Ottocento e da allora tutti i vescovi sono stati Oblati, compreso quello di adesso.
Parto con il solito Sylvester e con fratel Rex, che qui a Bloemfontein tiene la casa per i missionari di passaggio.
180 chilometri su una strada quasi desertica. La savana è molto più selvaggia di quella che mi ha portato a Bloemfontein. Rade fattorie sono disseminate qua e là. Branchi di struzzi pascolano tra l’erba alta. Soltanto quando vedo un gran maschio da solo chiedo di fermare. Mi avvino alla rete che corre lungo la strada e lo struzzo corre verso di me curioso. È più alto di me! Quando è vicino, una scena che i miei due compagni non hanno mai visto prima: lo struzzo si mette a danzare, gonfia le penne, si trasfigura in un bellissimo animale. Un’intera famiglia di roditori attraversa la strada. Che natura bella!
Ma anche la natura umana è bellissima.
“Con la fine dell’Apartheid, domando a Sylvester, il Sud Africa è davvero ambiato?”.
“Assolutamente! Il periodo più brutto è stato quello che ha immediatamente preceduto la fine dell’Apartheid nel 1992. Tra il 1980 e il 1990 c’è stata nel Paese una violenza mai vista prima. Non tra popolazione bianca e popolazione nera, ma tra i diversi gruppi di partiti e di persone di colore. Era tutto provocato ad arte, dalla cosiddetta “Terza forza”, che aveva interesse a fare vedere al mondo che la nazione non poteva essere guidata da neri e che quindi era meglio sostenere l’Apartheid.
“Adesso tutto è cambiato. Il Paese ha i suoi problemi, ma è diventato il più stabile politicamente di tutta l’Africa ed è sempre più forte economicamente. I giovani, a qualsiasi gruppo originario appartengano, studiano e crescono insieme ed hanno sempre più coscienza di essere un'unica nazione. Io rimango indiano, con i miei gusti, la mia cultura, e un altro rimane con ascendenza zulu, e un altro inglese, ma proprio qui sta ricchezza del nostro Paese. Qui vive ormai gente che proviene da tutti i Paese europei, da quelli mediorientali, africani, asiatici. Le sofferenze e le lotte razziali del passato ci hanno insegnato a convivere insieme. La nostra esperienza può essere di esempio a tanti”.
Mi rivolgo poi a Rex per sapere di lui. “Da dove viene la tua famiglia?” “Non lo so. Sono un bianco e quindi dovrebbe essere arrivata dall’Europa, forse nel 1820, ma non ho mai indagato: sono semplicemente un sudafricano”.
“Perché sei diventato Oblato”.
“Perché non potevo sopportare l’Apartheid, soffrivo troppo per la gente di colore e volevo fare qualcosa per loro. Ho visto quello che facevano gli Oblati e ho capito che se volevo cambiare la società doveva essere un Oblato”.
“Ma ora che l’Apartheid è finita che senso ha la tua vocazione?”
“Sì, devo riconvertire la mia vocazione. Oggi qui in Sud Africa ci sono altre urgenze e penso che come Oblato posso rispondere. La prima è il bisogno di rapporti tra la gente: in famiglia, nelle parrocchie, tra differenti gruppi sociali… Penso che come Oblati abbiamo una esperienza e possiamo aiutare. L’altra urgenza è rispondere allo stress che le persone di colore stanno vivendo. Dopo essere state emarginata per tanti tempo si trovano a guidare una nazione e a inserirsi con intraprendenza nel mondo occidentale, con una mentalità che non è la loro e questo porta a tante tensione. Posso aiutare…”
A Kimberley iniziamo la nostra visita dalla casa del vescovo e dalla cattedrale. I vescovi sono stati tutti oblati fino a un anno fa. Ma nella curia ci sono ancora gli Oblati e il parroco della cattedrale è un Oblato. Passiamo da un Oblato all’altro, anziani e giovani, da una comunità all’altra… Che bella famiglia!
Anche qui, come a Bloemfontein, la città  sembra andare al rallentatore…
Siamo proprio nel centro geografico del Sud Africa. A Bloemfontein non ho trovato più la lingua zulu ma l’afrikaans, il sesutho e naturalmente l’inglese. Qui a Kimberley non si parla più sesuto ma setswana. Che ricchezza di lingue…
La giornata passa in un soffio. Torniamo per un’altra strada, ancora più solitaria, con una savana ancora più bella. Altri animali ancora più belli, di cui non conosco i nomi. Difficile avvicinarsi o anche solo fotografarli perché fuggono velocissimi. Soltanto un branco si ferma un attimo in posa – il tempo per una foto –, per poi sparire tra gli alberi.
Domani si riparti per il nord.

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