mercoledì 1 giugno 2011

Viaggio in Sud Africa / 5 – La preghiera di p. Gerard

Stamani, al risveglio, i prati non erano più verdi, i tetti non più rossi. La brina aveva steso il suo manto bianco. Ci ha poi pensato il sole, così mite sul mezzo del giorno, a ravvivare il paesaggio con i suoi soliti colori. Intanto è arrivata una bombola di gas, così la chiesa può essere un po’ scaldata.
In un intervallo sono stato a trovare p. Piero Trabucco, dei Missionari della Consolata. È stato superiore generale ed è un amico. Attorno ci sono tante altre case di formazione di religiosi, a cominciare dei Padri Bianchi (che qui naturalmente sono neri!).
A sera, terminato il nostro convegno di studio, siamo andati a Pietermaritzburg, la capitale della provincia di Kwa-Natal. Una grande bella città, che conserva ancora tante costruzioni in mattoni sullo stile coloniale. Una città moderna, piena di vita, molto estesa. Quando vi arrivarono gli Oblati, salendo dal porto di Duban con i carri tirati dai buoi, somigliava più a un villaggio che a una città. L’acqua per bere e per l’irrigazione, correva ai lati della strada in canaletti scoperti. Le baracche erano adagiate su grandi prati con le mucche al pascolo. Per prima cosa costruirono la cappella e dato che uno di loro era stato nominato vescovo, la cappella fu subito cattedrale. Quando, poco dopo arrivò p. Giuseppe Gerard, che era ancora diacono, vi fu ordinato sacerdote. La “cattedrale” è stata ricostruita due volte, in luoghi vicini, ma l’antica cappella è ancora lì.
Vi sono, tutto attorno, dei bei quadri che narrano la vita del beato Gerard. Uno in particolare mi ha colpito: lui che prega e che fa pregare la gente. L’avevano soprannominato “Ramehlolo”, il padre dei miracoli, perché la sua preghiera era così intensa e sincera che davvero faceva miracoli. Pregava sempre, in continuazione, e faceva pregare. “Se la preghiera fosse pane, dicevano, ce la farebbe mangiare”. 

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