venerdì 5 agosto 2011

Nevicata estiva su Roma

“Gloria in excelsis Deo…”. Al canto dell’inno angelico, alla messa delle 10, la neve scende sull’altare. Stessa nevicata a sera, al canto del Magnificat durante il vespro: si aprono i cassettoni del soffitto, dorati con le lamine del primo oro che era giunto dal Nuovo Mondo appena scoperto da Cristoforo Colombo, e da lì piovono petali bianchi, come al mattino: sembra proprio neve! Così ogni anno a Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche maggiori di Roma, il 5 agosto si ricorda la famosa nevicata dell’anno 352. Dopo cena invece, sulla piazza, lo spettacolo di “luci e suoi” ne rievoca la storia e allora non scendono più petali bianchi, ma viene diffusa la neve artificiale, proprio come sui campi di sci!
A papa Liberio e al rappresentante dell’imperatore di Costantinopoli la notte tra il 4 e il 5 agosto 352 era apparsa in sogno la Madonna chiedendo che si dedicasse a lei una chiesa sul colle dell’Aventino. La mattina i due si recarono sul colle e sulla cima del Cispio trovarono la neve, ma soltanto  sul luogo dove si sarebbe dovuta costruire la chiesa.
La tradizione vuole che quella prima chiesa della “Madonna della neve”, detta liberiana dal papa Liberio, sia l’attuale Santa Maria Maggiore. Ma questa fu costruita più tardi, da Sisto III, subito dopo il Concilio di Efeso del 431 e della primitiva chiesa non ne è più rimastra traccia.
Nel concilio di Efeso Maria era stata proclamata Madre di Dio e subito in Occidente si volle dedicarle una chiesa. In quel Concilio i 200 Padri presenti proclamarono la loro fede: “Noi confessiamo che il nostro signore Gesù figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo…; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l'umanità… Conforme a questo concetto di unione in confusa, noi confessiamo che la vergine santa è madre di Dio…”. Quella sera a Efeso il popolo era talmente contento che improvviso una grande fiaccolata inneggiando alla Madre di Dio. Da allora, dopo le parole dell’Angelo, nell’Ave Maria si prega: “Santa Maria, Madre di Dio…”.
Una visita alla basilica? Sì, ma non attraverso questo sito, è troppo bella! Bisogna proprio recarvisi di persona e lascarsi prendere dall’inconfondibile atmosfera mariana, contemplare i mosaici, l’immagine della Madonna… Qui potremmo tutt’al più raccontare le storie che sempre ti raccontano le guide.
La cappella con la mangiatoia dove
Maria depose  Gesù alla sua nascita
Sapete dell’esarca Olimpio che voleva uccidere papa Martino I? Quando il papa gli avrebbe dato la comunione il suo scudiero avrebbe dovuto pugnalarlo, ma lo scudiero diventò improvvisamente cieco e l’esarca si convertì… Ma raccontato così, in due parole, perde tutta la sua drammaticità teatrale. Dovrei raccontarvelo lì, sul posto, con dovizia di particolari. O quando il prefetto Cencio con una banda di armati salì sull’altere, prese Gregorio VII e lo trascinò prigioniero nella torre? Il popolo, sperato il primo momento di sbandamento e terrore liberò il suo vescovo che, uscito dalla torre, salvò il prefetto dal linciaggio e lo perdonò. Sapete perché una delle campane del campanile – il più alto di tutti i campanili di Roma – si chiama La sperduta? Perché i suoi rintocchi, di notte, aiutarono una pellegrina che si era perduta nella campagna circostante a ritrovare la strada. La donna lasciò una somma perché ogni notte, alle due, si suonassero dei rintocchi per chi si fosse eventualmente smarrito (ma oggi la campana non la trovate più a Santa Maria Maggiore, ma in Vaticano, dove l’ha portata Leone XIII). O la tomba del Nigrita che si trova nella Cappella Cesi? Era l’ambasciatore del re del Congo mandato a Roma nel 1604 per ottenere missionari per il suo paese. Tre anni di viaggio… e muore in giorno prima di essere ricevuto dal Papa…
Ma la storia più bella che non ci stancheremo mai di raccontare è proprio quella della Madre di Dio che dà alla luce il figlio Gesù. E dovremmo raccontarcela giù sotto l’altare della confessione dove c’è la mangiatoia di Betlemme! O nella Cappella delle Reliquie dove sono custodite alcune pietre della stalla, un po’ di fieno sul quale Maria depose Gesù, frammenti delle fasce nelle quali lo avvolse… O nella Cappella Sistina (non quella del Vaticano!), l’ultima della navata a destra, dove troviamo il più antico presepe romano (1290) scolpito da Arnolfo di Cambio… Ma di questo ne riparleremo a Natale!

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