venerdì 2 settembre 2011

San Romualdo: “Rimani quieto come un pulcino”


Uno sguardo alla vita e alle parole di San Romualdo (951?-1027), abate e fondatore dei camaldolesi, dato che siamo a Camaldoli?
Figlio del duca Sergio di Ravenna, ancora giovane assistette a un duello tra il padre e un parente. Quest’ultimo perse la vita e suo padre, secondo la consuetudine del tempo, per purificarsi dall’omicidio, avrebbe dovuto trascorrere un certo periodo in un monastero per farvi penitenza. Sergio non accettò e Romualdo si offerse al posto del padre e passò quaranta giorni nel monastero benedettino di Sant’Apollinare in Classe… e ci rimase! O meglio, romase monaco, ma iniziò a girare il mondo riformando la vita monastica secondo l’antica tradizione eremitica. Si fermava per breve tempo in luoghi isolati per poi abbandonarli appena i visitatori diventavano numerosi. Dovunque si ritirava, là dopo breve tempo nasceva un eremo. Egli vi stabiliva allora un responsabile ed emigrava per un altro luogo, dove puntualmente si ripeteva lo stesso fenomeno.
Cominciava a chiarirsi l’idea che l’eremo aveva bisogno di una base e questa era il cenobio, dove il mondo doveva arrestarsi totalmente per non disturbare minimamente la vita degli eremiti. Questi vivevano isolati nelle loro casupole o nelle celle e si dedicavano unicamente alla preghiera personale e alla contemplazione, recandosi nella chiesa dell’eremo solo per la celebrazione eucaristica e per la recita del coro.
Il Consiglio in preghiera...

“La solitudine – amava ripetere – è oro: dona il Dio vivente a coloro che ne sono assetati” .
Bruno di Querfurt racconta quello che Romualdo insegnava a chi intraprendeva la dura vita dell’eremita: “Rimani seduto nella tua cella come in un paradiso; respingi dalla tua memoria tutto quello che è del mondo; vigila sui tuoi pensieri come il pescatore quando spia le mosse dei pesci. Per ottenere questo hai una via nei salmi: non l’abbandonare mai. Prima di tutto mettiti alla presenza di Dio con timore e tremore, come chi si trova di fronte all’imperatore. Lavora alla totale distruzione di te stesso e rimani quieto come un pulcino, felice di ricevere la grazia del Signore: perché se la chioccia non gli dà qualche cosa, il pulcino non ha nulla da mangiare né da assaporare”.

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