venerdì 16 dicembre 2011

Viaggio in India: i 1000 templi di Kanchipuram e il sari di Maria


16 dicembre. La professoressa di inglese è appena uscita dalla classe lasciando scritto sulla lavagna: “Un sorriso costa meno dell’elettricità, ma dà molta più luce”. Entro nell’aula e, a mano a mano che parlo, vedo illuminarsi, una dopo l’altra, 58 “lampadine”: i volti radiosi degli studenti di filosofia, candidati a diventare Oblati. Sì, ho voltato pagina, sono passato dagli Hindu agli Oblati, da Munbai a Chennai, nel Tamil Nadu, lo stato che copre quasi tutto l’estremo sud dell’India.
Ieri, dopo due ore di volo, sono arrivato in questa città che fino a pochi anni fa si chiamava ancora Madras. Appena fuori l’aeroporto, al termine della pista di decollo, la casa provinciale degli Oblati, in India dal 1968. Poco distante dalla casa uno slam abitato in gran parte da cristiani. La notte grilli e colleghi mi hanno concesso un poderoso concerto, continuato dai galli alle prime lici dell’alba.
Oggi visita alla casa degli studenti di teologia Oblati con i quali ho potuto parlare in lungo e in largo. Poi la visita all’Asram oblata del Risveglio (ne parliamo un’altra volta).
Quindi a Kanchipuram, la città dei mille templi. Oggi ne sono soltanto una cinquantina. Ho visitato quello di Ekambaranathar, impressionante per la sua vastità. Le grandi torre stracolme di statue sono soltanto le porte d’ingresso di una vasta area sacra. Numerosissimi i pellegrini. Le donne indossano quasi tutte un sari rosso o arancio, i colori della divinità. Interamente costruito in pietra scura, con centinaia e centinaia di colonne, corridoi, cortili, il tempio mi appare misterioso come i suoi dei. Decine di bramini, davanti ad altari, nicchie e cappelle, benedicono i fedeli, offrono erbe, praticano abluzioni. Ma a noi stranieri non è concesso raggiungere il cuore del tempio verso il quale gli hindu si dirigono in fila ordinata.
È ormai buio quando esco dal tempio. Fuori ancora le bancarelle, il caos della città, l’accalcarsi della folla, in contrasto con il sacro silenzio dei vasti spazi del tempio.
Approdo finalmente alla parrocchia degli Oblati, non lontana dal tempio. I due giovani Oblati mi accolgono con straordinario calore. Tutti giovani i 100 Oblati dell’India! I nostri due mi raccontano della parrocchia, che si estende su un raggio di un 150 chilometri, con una trentina di villaggi. Nel suo insieme comprende 450 famiglie (quando gli Oblati arrivarono qui nel 1968 ne contava 15).
Poco distante la grotta di Lourdes. Sono soprattutto gli hindu che vanno in pellegrinaggio dalla Madonna e la venerano e la pregano, girando attorno alla grotta. Tanti vanno poi dai padri, dei quali hanno grande stima e rispetto anche perché non fanno proselitismo, e raccontano delle grazie che hanno ricevuto; come ex voto portano un sari per Maria (qua le statue della Madonna sono rivestite con il sari delle donne indiane). Anche per questo Natale gli Oblati della parrocchia hanno 150 sari da distribuire ai poveri dei villaggi. Maria sa il fatto suo! 

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