sabato 17 dicembre 2011

Viaggio in India: Oblazione e martirio


17 dicembre. Sette ragazze giovanissime ci accolgono danzando all’ingresso della chiesa. La processione sfila attraverso il grande cortile: prima le donne, seguite dagli uomini e da una quarantina di sacerdoti oblati. Entrando in chiesa le donne si siedono in terra a sinistra, velandosi il capo con un lembo del sari; gli uomini si siedono a destra. Oggi festa solenne, sei dei 18 scolastici fanno la loro oblazione perpetua. Hanno scelto questo giorno perché oggi, in Spagna, si proclamano beati 22 Oblati martiri, assieme ad un laico ucciso con loro. Non poteva esserci scelta migliore per ricordarsi che il culmine dell’offerta di sé, l’oblazione, come ci ha testimoniato Gesù, è proprio il martirio. È quanto metto in rilievo nell’omelia che ho l’onore di fare. Dopo di me, che ho parlato in inglese, un Oblato ripete l’omelia di tamil, la lingua di questa regione dell’India. Profusione di incenso, di fiori, lampade… secondo lo stile locale. E canti bellissimi, nei quali si rincorrono, distinti, donne e uomini, guidati da un coro di ragazze vestiti d’un sari azzurro e da quello degli scolastici nello loro bianche vesti. I genitori, prima che i sei giovani emettano i loro voti, li benedicono imponendo loro le mani e segnandoli con la croce.
 Al termine della messa, sempre in chiesa, viene proiettato il cortometraggio sul martirio degli Oblati spagnoli.
La festa prosegue fuori, sotto i tendoni, nel luogo adibito alle feste di matrimonio. Cibo per tutti! È una festa autentica, gli Oblati sono venuto da tante parti per ritrovarsi insieme e a accogliere nella famiglia i nuovi professi.
La parrocchia degli Oblati, a Poonamallee, dove si è tenuta la celebrazione, è a pochi passi dallo scolasticato. La strada sulla quale sorgono le due costruzioni è vivace, colorata… Casette povere, con una sola stanza, alcune con i tetti di paglia. Piccoli negozi, un tempietto hindu, bancarelle, capre e mucche che passeggiano indisturbate (nel tardo pomeriggio, quando ripartiamo per tornare a Chennai, le stanno mungendo, sulla strada…).

A Chennai, proprio dietro la casa provinciale, a poche centinaia di metri, sulla collina, sul luogo del martirio di san Tommaso, sorge il santuario della Madonna dell’attesa. Secondo la tradizione Tommaso venne in India nel 52, prima nel Kerala, poi fin qui, dove viveva in delle grotte a tre chilometri da luogo del martirio. Lì avrebbe inciso nella roccia alcune croci. Una di quelle croce è nel santuario della Madonna e alcune volte, lungo la storia, avrebbe sanguinato.
Arrivo al santuario che è già buio. La chiesa è piccola. Proprio oggi, all’inizio della novena di Natale, si celebra la festa della Madonna. È venuta molta gente. Alcune donne stanno adornando una statua della Vergine con un sari, altri passano davanti alla croce di san Tommaso, altri ancora sono in preghiera nella cappella dell’adorazione dove campeggiano le parole del santo: “Signore mio e mio Dio”. Arriva la processione con la grande statua illuminata, donne con ombrellini, devoti che cantano, recitano il rosario… Intanto  partono i fuochi d’artificio e si sparano i botti… Poi sul grande spiazzo all’aperto inizia la messa presieduta dal vescovo. Chi avrebbe immaginato che sarei arrivato anche qui. Vero o non vero sta di fatto che la Chiesa indiana si sente erede di san Tommaso.

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