domenica 18 dicembre 2011

Viaggio in India: sulla tomba di san Tommaso



18 dicembre. Di nuovo a Poonamallee, dove i sei giovani Oblati che ieri hanno fatto la loro oblazione perpetua, oggi sono stati ordinate diaconi. La chiesa è gremita, più di ieri. Al termine della messa mi rivestono con uno scialle caratteristico, in segno di ospitalità e di onore.
Di nuovo sono preso dalla vitalità di questa gente. Camminare per la poverissima strada davanti alla chiesa e alla casa degli Oblati è un’esperienza indicibile. Le piccole scene della vita di ogni giorno mi aprono ad un mondo sempre più nuovo e sorprendente.
Come con gli studenti di filosofia, anche qui c’è tempo per la mia solita conferenza. Subito dopo, mentre aspettiamo l’ora del pranzo, vedendo davanti casa le slanciate palme di cocco, esprimo il desiderio di assaggiarne un frutto. Detto fatto. Uno scolastico si arrampica su con l’agilità di uno scoiattolo e taglia alcune noci. Scende, me le apre, mi dà da bere il succo e mi porta un cucchiaio per mangiarne la polta (ormai sanno che il cucchiaio, a questo barbaro occidentale, è indispensabile per mangiare qualsiasi cosa, al punto che se lo fa portare anche a tavola!)
Intanto arriva un sarto ambulante con la macchina da cucire munita di rotelle. Alcuni portano i calzoni e le camicie da riparare e il sarto si mette subito all’opere, lì nel cortine. Quando ha terminato spinge fuori la macchia e continua il suo cammino.
Nel pomeriggio ritorno a Chennai, per un ulteriore incontro con l’Apostolo Tommaso. Questa volta visito la grotta nelle quale il Rajah locale, convertito al cristianesimo, lo aveva nascosto: luogo di preghiera e di meditazione per il santo. La roccia è levigata dai tanti fedeli che la visitano. Bella la croce che il santo avrebbe scolpito all’ingresso. Un’altra croce, davanti alla quale avrebbe pregato, è scolpita all’aperto, sulla sommità della roccia, ora racchiusa in una cappelletta. La custode mi fa entrare, mi racconta che ha sanguinato diverse volte tra il 1500 e il 1700, e mi mostra anche la fontana fatta scaturire da san Tommaso. Quindi alla cattedrale, costruita sopra la tomba. Seguo un folto pellegrinaggio proveniente dal Kerala, guidato da sacerdoti e monaci di rito siro-malabarico.
Infine uno sguardo al mare con le mille casupole di pescatori e crocchi di uomini e di donne, ben distinti tra di loro, che al finire della giornata siedono a terra a parlare, giocare, attorno alla pentola di ceci tostati…
Forse il momento più bello di oggi è stato quando, al termine della messa di ordinazione dei diacono, non so per quale misterioso meccanismo, la gente, a centinaia, è venuta a farsi benedire da me: mi portavano i bambini, mi porgevano le loro corone. Su tutti ho posato la mia mano dando e ricevendo gioia all’infinito.

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