sabato 21 gennaio 2012

La grande Costantina e la piccola Agnese, vicine di tomba


Un corpo così minuscolo poteva forse offrire spazio ai colpi della spada? Eppure colei che sembrava inaccessibile al ferro, ebbe tanta forza da vincere il ferro… Fu difficile la lotta, ma facile la corona. La tenera età diede una perfetta lezione di fortezza. Una sposa novella non andrebbe sì rapida alle nozze come questa vergine andò al luogo del supplizio: gioiosa, agile, con il capo adorno non di corone, ma del Cristo, non di fiori, ma di nobili virtù.
A quali terribili minacce non ricorse il magistrato, per spaventarla, a quali dolci lusinghe per convincerla, e di quanti aspiranti alla sua mano non le parlò per farla recedere dal suo proposito! Ma essa: “È un’offesa allo Sposo attendere un amante. Mi avrà chi mi ha scelta per primo. Carnefice, perché indugi? Perisca questo corpo: esso può essere amato e desiderato, ma io non lo voglio”.
Stette ferma, pregò, chinò la testa. Avresti potuto vedere il carnefice trepidare, come se il condannato fosse lui, tremare la destra del boia, impallidire il volto di chi temeva il pericolo altrui, mentre la fanciulla non temeva il proprio. Avete dunque in una sola vittima un doppio martirio, di castità e di fede. Rimase vergine e conseguì la palma del martirio”.
Così ne racconta la storia sant’Ambrogio. Agnese vuol dire casta, un nome che per lei fu realtà. Fu martirizzata nel III secolo o all’inizio del IV.
Dovette fare una impressione enorme la testimonianza e la morte di una ragazzina così. Il suo nome venne ricordato ogni giorno nella preghiera eucaristica. La sua storia attraeva le giovani cristiane a seguire l’esempio della sua verginità.
Di lei parlano i martirologi più antichi, papa Damaso. i padri della chiesa come Ambrogio, Agostino, Girolamo, il poeta Prudenzio. Il racconto del martirio, a mano a mano che passava di bocca in bocca si arricchiva di nuovi particolari, a volte anche leggendari. Accusata di essere cristiana perché non volle darsi al figlio del governatore: aveva confessato non solo di aderire a Cristo ma anche di appartenergli per sempre. Le venne offerto allora l’alternativa: entrare nel gruppo delle Vestali, o andare a vivere in una casa di prostitute. La portarono di peso nel lupanare, ma nessuno osò avvicinarsi e l’unico uomo che ne ebbe l’ardire cadde stecchito prima di toccarla. L’avevano spogliata e lei si copriva come poteva con le sue mani e con la lunga chioma dei suoi capelli.
Fu sepolta sulla via Nomentana, luogo del martirio. Il corpo riposa nella basilica di Sant’Agnese fuori le mura in un’urna d’argento commissionata da Paolo V. La testa, dal secolo IX nel “Sancta Sanctorum”, la cappella papale del Laterano, fu traslato da papa Leone XIII nella chiesa di Sant’Agnese in Agone, sulla piazza Navona, sul luogo presunto del postribolo ove era stata esposta.
Costantina, figlia di Costantino il Grande, fece erigere una basilica, a ridosso della grande basilica cimiteriale, anche questa fatta costruire da lei accanto alle catacombe di santa Agnese. Ad essa fece collegare il suo mausoleo, volendo essere sepolta vicino ad Agnese. Accanto alla basilica sorse uno dei primi monasteri romani di vergini consacrate.
Il mausoleo è un capolavoro dell'architettura tardoantica. Entri nell’edificio circolare e ti ritrovi in un altro mondo. Conserva un'imponenza ed un fascino straordinari. Hanno ragione tane coppie a volersi sposare lì.
Oggi, come ogni anno, nel giorno della sua festa si benedicono due bianchi agnellini, la cui lana serve per tessere i palli che il papa dona agli arcivescovi per significare che anch’essi, come Agnese, devono essere pronti a dare la vita per la chiesa, sposa di Cristo.
In serata sono stato nella basilica, alla celebrazione presieduta dal Cardinale Ravasi. Da buon milanese era contento di fare l’elogio di sant’Agnese, così come lo aveva fatto Ambrogio, l’altro grande milanese. È una gioia vedere una folla di fedeli radunata per far festa alla sua santa.

Nessun commento:

Posta un commento