martedì 3 gennaio 2012

Nel Nome di Gesù


Ho visto in India persone completamente assorte nella ripetizione del nome divino. Da solo esso rende presente la divinità. Al momento della morte, si dice, basta una sola sillaba del nome per essere salvi.
Kabir non era d’accordo: “Se dicendo Rām si raggiunge la salvezza, allora la parola “zucchero” basta a deliziare la bocca…”. Eppure, rivolgendosi a Dio, così confidava: “A forza di ripetere “tu. Tu”, sono diventato te; non c’è più io in me. Ho fatto un’offerta di me stesso: dovunque guardo, vedo te”.
Una volta oggi si celebrava il nome di Gesù. Quante cose belle leggiamo nel Nuovo Testamento su questo nome, che significa “Dio salva”: “…Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale possiamo avere la salvezza”. 
San Barnardino l’ho scritto su tutte le porte delle case e dei palazzi.
Noi vorremmo che fosse sempre sulla bocca di tutti.
Gesù, come l’hindu Kabir, ha detto che non basta dire “Signore, Signore…”.
Non basta. Però bisogna dirlo e lasciare che dalle labbra e dalla mente entri nel cuore.
Che al momento della morte, quando lo incontreremo faccia a faccia, io possa chiamarlo per nome: Gesù.

1 commento:

  1. Grazie Padre Fabio. È vero: non chi dice Signore, Signore... Ma al giorno d'oggi è veramente necessario ripeterlo, per fermare la frenesia della vita, per non farsi distrarre da mille cose che non sono Lui.
    Buon Anno.
    Francesco

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