lunedì 27 febbraio 2012

Auguri Padre Marino


Gli auguri del superiore generale

9 gennaio

L’amore e la gioia per il ritorno di p. Marino si è concretizzato nel preparargli lo studio e pulire i vetri fino a notte tarda. Eppure quanto sentivo che non valeva niente se davvero in lui non ci facciamo discepoli di Cristo perdendo completamente, stolti al mondo e a noi stessi, crocifissi nella passione di morte di Cristo

10 gennaio

M’ero da poco messo a leggere la vita di p. Grandin e già stavo andando in visibilio, quando sento Raffaele che mi chiama per fare gli scaffali. Ho dovuto piantare subito il libro. Poi ci siamo messi a fare uno scaffale per il giradischi e per i dischi, che proprio non mi va, poi...
E mi veniva la voglia di dirgli che non era quello il tempo, che lo scaffale non è pratico, che non avrebbe fatto risaltare la stereofonia, che il cacciavite si sarebbe rovinato... come ho fatto tante volte.
Ma sentivo che la nostra unità, già tanto difficile perché siamo così diversi, si sarebbe ancora sgretolata. E allora è meglio perdere tempo, portare in casa qualcosa di inadatto, ricomprare un cacciavite... ma salvare l’amore e l’unità...
E tutto questo, prescindendo dal fatto che in sé non è niente, ho sentito come davvero l’amore supera ogni ostacolo, è paziente e longanime, tutto sopporta, tutto crede, tutto spera, tutto fa per rimanere amore.
E allora il verbo perdere tornava.
E il noviziato lo vedevo così, come un continuo perdersi, dimenticarsi, uscire da noi stessi, ma non per rimanere sterili, ma perché l’anima si affini, diventi spirituale, soprannaturale, per far posto a Dio, per stare davanti a lui libero, in adorazione d’amore.
E la Desolata come maestra.

13 gennaio

La giornata di ieri è stata piena di luce. Le nostre riunioni con i padri sono state occasione di una fusione e apertura d’anime.
Ognuno si è aperto all’altro e abbiamo potuto vedere il fondo di ciascuno. Ma quel buttarci fuori è stato come un buttare in Gesù presente in mezzo a noi, e veramente lo era, in maniera molto viva.

28 gennaio

Andando con p. Marino ad Albano e a Fiumicino, gli ho detto brevemente il mio stato d’animo. E lui è partito sicuro come se mi avesse visto dentro completamente.
E m’ha parlato di Gesù Abbandonato che è in noi. Sempre in noi, anche quando diciamo che è nell’altro. Siamo noi che riviviamo Gesù abbandonato facendo nostra la miseria dell’altro.

3 luglio

Quest’ultimo mese è stato un entrare maggiormente nella vocazione oblata, un raggiungere il suo cuore. È una grazia grande di Gesù e di Maria.
Era un po’ come S. Pietro a Cesarea: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
L’entusiasmo dei discepoli era il mio entusiasmo. All’inizio della missione del Cristo, si sono subito riuniti: Abbiamo trovato il Messia! I miracoli, le sue parole non facevano che infuocarli.
Anch’io così. Leggere il Fondatore, tradurre i suoi scritti. Tutti diceva grandezza, eroismo, entusiasmo.
Apostolato straordinario, santità, missioni difficili...
Ogni cosa, ogni elemento della vita cristiana prendeva il suo lineamento nuovo nella vocazione oblata.

Gennaio... ma di che anno? 1970!!! Sono pagine del mio diario di noviziato, a Marino.
E perché proprio oggi? Perché oggi abbiamo fatto festa al nostro Maestro di noviziato di allora, p. Marino, per celebrare insieme i suoi 60 anni di sacerdozio...

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