venerdì 10 febbraio 2012

Guinea Bissau: la rete del pescatore



Un’altra ora libera in mattinata, un altro salto nel bosco fino alla risaia. La grande distesa è arida in attesa delle piogge. Il sole, terminata la tempesta di sabbia, è tornato a splendere e fa sentire tutto il suo calore rovente. Giungo fino alla lingua di mare che entra per chilometri nella terra ferma, quasi fosse un fiume. Un pescatore mi mostra la sua piccolissima rete, appena un metro di diametro, e i molti pesci pescati. Al villaggio trovo un gruppo di uomini seduti all’ombra della tettoia di una capanna. Qualcuno di loro mi parla di padre Celso, lo aspettano… In mezzo al cortile la capanna degli spiriti. Se alle porte della capitale i villaggi sono così rudimentali, cosa sarà all’interno del Paese.
Per quattro cento anni l’unico interesse che ha spinto i portoghesi fin qui è stato fare razzia di uomini e donne per la tratta degli schiavi. Poi hanno iniziato a sfruttare la natura. Ma sempre senza alcun interesse per la gente, quasi non avessero un’anima. Sono dovuti arrivare i missionari del PIME e i Francescani nel 1900 perché si iniziasse a portare la vita del Vangelo. L’opera di evangelizzazione è appena agli inizi. Villaggi interi chiedono il cristianesimo, ma non ci sono abbastanza missionari. Sembra impossibile… I nostri si sono buttati a capofitto ma non bastano per rispondere alla domanda. Continua ad essere vero, come al tempo di Gesù, che la messe è molta e gli operai ancora troppo pochi… Al pescatore sul braccio di mare è bastata una rete piccola piccola per raccogliere tanti pesci. Chissà di quali reti si servirà il Signore per raccogliere i suoi figli…
Terminano intanto i miei cinque giorni di ritiro. Mi pare che tutti gli Oblati siano rimasti molto contenti. Deo gratias!

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