domenica 19 febbraio 2012

San Remo e l’altra Italia

Leggo che il festival di San Remo è stato infarcito di parolacce, in mancanza di qualcosa di meglio, e che un conduttore RAI ha difeso dicendolo specchio di una Italia infarcita di parolacce. La mafia è la più grande impresa dell’Italia, perché allora, se San Remo vuole essere specchio dell’Italia, non lo affidiamo alla mafia? E se l’esenzione dalle tasse è uno sport nazionale perché non esigere da tutti quanti lavorano per il festival di evadere le tasse in modo che San Remo rispecchi l’Italia?
Per fortuna c’è un’altra Italia di cui il festival di San Remo non è specchio. Come quella che ho visto oggi al battesimo di Niccolò. Una intera famiglia e una intera comunità parrocchiale, giovane, guidata da un efficiente parroco di 97 anni, raccolte attorno ad un evento di grande valore: un bambino che entra a fare parte della Chiesa; ti pare poco? Una celebrazione semplice e bella, un coro di bambini contenti per il nuovo bambino nato, una festa senza parolacce e con tanti palloncini, con tanti dolci fatti in casa; un popolo che non ci sta con San Remo e che pure esiste e fa Italia

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