martedì 20 marzo 2012

«Allēlōn», le mille variazioni sul tema / 2


Paolo soprattutto, ma anche le lettere cattoliche, impiegano il pronome «allēlōn» con grande profusione, più di 90 volte. Una cinquantina di ricorrenze, lette di seguito, appaiono come un commento e una spiegazione di cos’è l’amore reciproco. Il comando del Signore è quello di amarsi gli uni gli altri, sembrano dire i testi neotestamentari, ma come va vissuta in concreto la reciprocità dell’amore, come si esprime l’amore? La risposta è nel massiccio impiego del pronome «allēlōn» declinato in molteplici modi.
Forse potrà apparire monotono sentir ripetere, in tante varianti, questo «l’un l’altro», comunque si rivela oltremodo istruttivo. Gesù stesso aveva spiegato cosa volesse dire amarsi gli uni gli altri, invitando a lavarsi i piedi gli uni gli altri, espressione di ogni tipo di servizio e di attenzione all’altro (Gv 13,14).
Iniziamo dunque la carrellata delle ricorrenze.
A Pietro, primo tra gli apostoli, il compito di dirci la qualità di questo amore: «per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri» (1 Pt 1,22).
Ed ora i mille volti dell’amore reciproco. L’amore vicendevole domanda stima vicendevole: (Rm 12,10: «Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda»),

  • condividere la fede gli uni con gli altri (Rm 1,12),
  • avere gli stessi sentimenti gli uni verso gli altri (Rm 12,16; 15,4),
  • edificarsi a vicenda (Rm 14,19),
  • accogliersi l’un l’altro (Rm 15,7),
  • correggersi l’un l’altro (Rm 15,14),
  • scambiarsi il bacio santo (Rm 16,16; 1 Cor 16,20; 2 Cor 13,12; 1 Pt 5,14),
  • aspettarsi gli uni gli altri per cenare insieme (1 Cor 11,33),
  • essere a servizio gli uni degli altri (Gal 5,13),
  • portare i pesi gli uni degli altri (Gal 6,2),
  • sopportarsi a vicenda nell’amore (Ef 4,2; 5,21; Col 3,13),
  • volere il bene gli uni verso gli altri (Ef 4,32),
  • essere misericordiosi e perdonarsi (Ef 4,32; Col 3,13),
  • confortarsi a vicenda (1 Tes 4,18; 5,11),
  • essere di aiuto gli uni gli altri (1 Tes 5,11),
  • cercare il bene vicendevole (1 Tes 5,15),
  • prestare attenzione gli uni agli altri (Eb 10,24),
  • confessare i peccati gli uni agli altri (Gc 5,16),
  • pregate gli uni per gli altri (Gc 5,16),
  • praticare l’ospitalità in maniera vicendevole (1 Pt 4,9),
  • rivestirsi di umiltà l’un l’altro (1 Pt 5,5)
  • essere in comunione gli uni con gli altri (1 Gv 1,7).
In negativo:
  • non ci si può giudicare gli uni gli altri (Rm 14,13),
  • non ci si può rifiutare l’un l’altro nell’ambito dei rapporti matrimoniali (1 Cor 7,5),
  • non ci si deve mordere né divorare né distruggere a vicenda (Gal 5,15),
  • non va cercata la vanagloria, provocandosi e invidiandosi gli uni gli altri (Gal 5,26),
  • non si può dire menzogne gli uni agli altri (Col 3,9),
  • né male gli uni degli altri (Gc 4,11),
  • né lamentarsi gli uni degli altri (Gc 5,9).
Quanta concretezza nell’amore reciproco! Non è un vago sentimento, un semplice «volersi bene», ma un amore serie ed esigente, che attualizza in mille espressioni, fino al punto da giungere a dare la vita gli uni per gli altri.

Nessun commento:

Posta un commento