martedì 24 aprile 2012

L'umanità di Benedetto XVI


Quando indossò il camauro, la mantellina rossa con cappuccio bordata d’ermellino che siamo soliti vedere nei ritratti dei papi rinascimentali, qualcuno pensò a un voluto ritorno ai tempi antichi. Glielo fece notare il giornalista Peter Seewald. Benedetto XVI rispose candidamente che se l’era messo perché sente freddo alla testa ma che, viste le malevoli interpretazioni, non l’avrebbe più fatto, a costo di patire freddo. Timido e parco nelle effusioni, gli basta un misurato cenno della mano per salutare distese di giovani, si concede con riserbo alle folle e affronta con riluttanza i viaggi. In un periodo di ricorrenze – l’85° compleanno, il settimo anniversario della sua elezione, oggi l’inizio del suo pontificato… – si pone dovutamente in risalto il suo carisma petrino, al quale si associa il provvidenziale carisma personale di dottore, di teologo, come riconosce egli stesso: «Io penso che Dio, scegliendo come papa un professore, abbia voluto mettere in risalto proprio questo elemento della riflessività e della lotta per l’unità tra fede e ragione». 


Nello stesso tempo perché non tener conto anche della sua semplice umanità, della sua passione per la musica e la lettura, per il silenzio meditativo e la scrittura? Conoscerlo per quello che è lo riporta vicino a ognuno di noi, lo rende più amabile, così come è avvenuto per Pietro, il suo primo predecessore. Pietro è Cefa, la roccia, senza che abbia dovuto eliminare la sua personalità forte e allo stesso tempo combattuta, capace di grandi slanci e di cedimento davanti alla paura. Gesù non lo avrà scelto anche per questa sua umanità? Come non cogliere in questo scarto tra missione e strumento per porla in atto la logica di Dio che «sceglie ciò che nel mondo è debole... perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio»? 


Adesso che l’esile figura di Benedetto XVI attraversa la basilica di San Pietro sulla pedana mobile, appare tutta la sua fragilità fisica su cui risalta ancora di più la verità dell’affermazione di Leone Magno: «La fermezza che Pietro ha ricevuto da Cristo, dal quale è stato costituito, si trasmette anche ai suoi eredi». Anche a Benedetto XVI. 

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