mercoledì 25 aprile 2012

Marco evangelista, santo romano


La basilica di san Marco a Venezia?
Macché! A Venezia la chiesa di san Marco fu costruita soltanto nell’828, ed ha assunto il titolo di cattedrale nel 1807!
La vera basilica di san Marco è quella di Roma costruita da Papa Marco nel 336.
Nei sotterranei si trovano ancora i muri perimetrali dell'originaria basilica paleocristiana sorta probabilmente sopra una preesistente casa romana. Tutto fu rimaneggiato nel sec. XV e XVIII. Di romanico rimangono il bel campanile del 1154 e mosaici dell’abside di Gregorio IV (827-844) raffiguranti Cristo con S. Marco papa, Marco evangelista e Gregorio IV (col nimbo quadrato dei personaggi viventi) che offre il modello della chiesa.
Che fortuna essere “romani” e poter visitare le chiese dei nostri santi!
Anche perché a Roma san Marco c’è stato davvero!

Era Marco per il mondo greco-romano, mentre i suoi connazionali lo chiamavano Giovanni, in ebraico. La prima e l’unica apparizione nei vangeli sembra essere quella sul monte degli ulivi, dove Giovanni Marco era andato con Gesù dopo l’ultima cena e dove si era addormentato nella casetta del piccolo podere. Svegliato dal trambusto delle guardie venute a catturare Gesù, si buttò addosso il lenzuolo e andò a vedere. Un soldato lo agguantò, “ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo”.
O forse, come ci ha insegnato Giacomo Perego, quel giovinetto è il simbolo dello spogliamento totale richiesto al discepolo per poter seguire Gesù? Lo stesso giovane riappare il giorno di Pasqua seduto nel sepolcro, rivestito delle vesti della risurrezione di Gesù.
La mamma, Maria, metteva a disposizione di Gesù la casa in Gerusalemme e l’orto degli ulivi. Nella grande sala di casa fu celebrata l’ultima cena, poi si radunavano gli apostoli dopo la passione fino alla pentecoste, e finì per diventare la chiesa domestica della prima comunità di Gerusalemme.
Quando nel 44 il cugino Barnaba venne a Gerusalemme insieme con Paolo, Marco volle partire con lui alla volta di Antiochia. Partecipò con loro al primo viaggio fino a Cipro, ma quando essi si diressero a Perge per attraversare i terreni paludosi e inerpicarsi sulle montagne del Tauro, Marco ebbe paura e tornò a Gerusalemme.
Nel 49, quando Paolo e Barnaba andarono a Gerusalemme, Marco avrebbe voluto seguirli di nuovo, ma Paolo non ne volava più sapere e ne andò solo con Sila, mentre Barnaba portò Marco con sé a Cipro.
Nel 61 ritroviamo Marco fedelissimo collaboratore di Paolo a Roma. Gli era passata la paura! Scrivendo ai Colossesi, Paolo manda i saluti di “Marco, il nipote di Barnaba” e aggiunse: “Se egli verrà da voi, fategli buona accoglienza”. Ne parla anche sua seconda prigionia romana scrivendo a Timoteo.
Dopo il martirio di Paolo, Marco rimase ancora a Roma, discepolo e segretario di Pietro, che svolgeva la sua attività tra gli ebrei, che erano circa 45.000. Marco gli faceva da interprete, perché Pietro non parla il greco o non lo sapeva molto bene. Clemente Alessandrino, attorno al 200, precisa che Marco compone il suo vangelo a Roma, annotando i racconti di Pietro (così racconta Papia, ma nel Vangelo di Marco si avverte una grande presenza di Paolo).
Pietro lo inviò ad evangelizzare l’Italia settentrionale (Aquileia), poi ad Alessandria d’Egitto, dove subì il martirio, sotto l’imperatore Traiano (53-117), il 25 aprile verso l’anno 72, all’età di 57 anni.
Parlaci ancora di Lui, nostro santo romano!


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