sabato 19 maggio 2012

I mille volti di Manila



Manila mi svela un altro volto, quello degli Oblati. Innanzitutto Caloocan City, una delle sette che compongono la Grande Manila.
La scuola superiore Notre Dame ci apre le porte con i suoi 3000 studenti. Il direttore, Oscar Lucas, è un giovane Oblato e crede nella sua missione. Sa coinvolgere i 200 professori e gli altri impiegati nel progetto missionario che lega la catena di Scuole Notre Dame a cui gli Oblati hanno dato vita nelle Filippine. L’edificio principale porta il nome de Mazenod e una sua bellissima statua campeggia nella cappella. “La nostra identità? – si legge nel grande pannello all’ingresso – Una comunità ispirata dal carisma oblato.  La nostra prospettiva? Evangelizzare attraverso una educazione qualificata. La nostra missione: Formare cristiani filippini che siano all’altezza dei loro compiti e competitivi in ogni campo”. Nell’ufficio del direttore le parole di sant’Eugenio, stampate su un altro grande quadro,  gli ricordano costantemente il suo programma: “Aiutare le persone a diventare prima umane, poi cristiane e infine sante”. Nell’edificio per la pratica turistico-alberghiera, gli studenti ci hanno preparato un raffinato spuntino, degno di un grand hotel.
Ora siamo nel santuario della Madonna delle grazie, una delle più grandi parrocchie di Manila: 200.000 abitanti. Organizzatissima, con decine di edifici, dall’ambulatorio, le sale di assistenza ai poveri, l’associazione dei laici che condividono il carisma oblato… fino ad un grande moderno edificio signorile, che risulta essere, secondo gli usi del posto, il cimitero parrocchiale, con le urne cenerarie… Ce n’è insomma per tutti i gusti. Gli impiegati nei vari uffici sono una trentina, più numerosissimi volontari, inimmaginabile da noi. Il cuore di tutto, naturalmente, è il santuario. Vi passo un paio d’ore in preghiera e assisto a un via vai costante di persone che passano davanti alla Madonna: bussano al suo vetro, si segnano, si fermano in prolungato silenzio… La maggior parte sono giovani (ma presto mi accorgo che per tutta la città ci sono soltanto giovani…).
Nel pomeriggio una seconda parrocchia, nata all’inizio degli anni Settanta in mezzo a un grande quartiere di baraccati. Lentamente, anche grazie agli Oblati, la zona si è sviluppata, anche se mostra ancora i volti della povertà. Assieme al parroco ci accolgono alcune impiegate (qui sono soltanto 11, oltre naturalmente i volontari) e ci raccontano la vita della parrocchia (ogni domenica una decina di battesimi e matrimoni…). 100.000 gli abitanti, con cinque cappelle in altrettanti rioni, ma non bastano e, a rotazione, la messa viene celebrata nelle strade…
Infine torniamo a Quezon City, ad un grande centro per corsi e ritiri, con un immenso parco. Ospita fino a 300 persone alla volta. Anche adesso c’è un bel gruppo di chierichetti (ragazzoni dai 15-16 anni) con il loro cappellano oblato e coppie di fidanzati…
Mi pare che neppure da queste parti agli Oblati manchi la fantasia.
La giornata termina in un’altra città della Grande Manila: un ambiente diverso da quelli visti fino ad ora, con la povertà in primo piano, i marciapiedi dove, sotto un telone, vivono in permanenza le famiglie… Siamo in mezzo a grattacieli, a locali pieni luci, a strade piene di vita, a frotte di giovani che passeggiano godendosi il venerdì sera…
I  mille volti di Manila.

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