mercoledì 5 settembre 2012

Un Concilio che simpatizza con il mondo di oggi


Alla vigilia del Concilio il cardinale Léger di Montréal indirizzò a Giovanni XXIII una Supplica firmata anche da altri cardinali (Frings, Döpfner, König, Alfrink, Suenens e Liénart), nella quale si chiedeva “il rispetto verso tutti, anche verso coloro che sono nell’errore o che condividono solo una verità troppo parziale, un atteggiamento di profonda benevolenza verso tutti i valori umani autentici, un atteggiamento accogliente verso ogni verità, da qualunque parte venga, che siano grandi culture non cristiane, scienze e tecniche nuove del nostro tempo, valori cristiani conservati presso i nostri fratelli separati o valori religiosi autentici, nascosti nel cuore di alcune religioni non cristiane”. Si chiedeva una “sollecitudine verso gli uomini, un atteggiamento di simpatia, di apertura, di partecipazione, di accoglienza  di tutte le ricchezze di questo mondo…”
Oggi ho letto che già nel 1936 Teilhard de Chardin scriveva: “Che il Cristianesimo accetti finalmente senza reticenze le nuove dimensioni (spaziali, temporali, psicologiche) del Mondo attorno a noi. Non si converte se non quello che si ama. Se il cristiano non è in completa simpatia col mondo nascente, se non prova in se stesso le aspirazioni e le ansietà del mondo moderno, se non lasciare crescere nel suo essere il senso dell’umano, non realizzerà mai la sintesi liberatrice tra la terra e il cielo da cui può nascere la manifestazione ultima del Cristo universale… Immergersi per emergere e sollevarsi. Partecipare per sublimare. Questa è la legge stessa dell’Incarnazione”.
Il Concilio, a cominciare dal discorso d’apertura di Giovanni XXIII, ha rivolto questo sguardo di “simpatia” e d’amore, di solidarietà e di condivisione verso la società contemporanea. “Le gioie e le speranze – scriverà il Concilio nel suo ultimo documento, la Gaudium et spes –, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.
Non possiamo rinnegare il Concilio!

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