domenica 14 ottobre 2012

La mia vita è una continua gioia

Oggi al Santuario del Gran Sasso si è celebrato il 150° anniversario della morte di San Gabriele dell’Addolorata. Quando, in occasione dell’inizio del processo di beatificazione, si aprì la tomba del giovane Passionista per portare via il suo corpo (il convento nel quale aveva abitato era ormai chiuso), i contadini dei dintorni corsero alla chiesa armarti di forconi e impedirono il trasferimento del loro “fraticello santo”. Gabriele era ormai abruzzese e doveva rimanere per sempre ai piedi del Gran Sasso, nella sua terra di elezione per volere di Dio. I Passionisti dovettero cambiare progetto: invece di portare via la salma del futuro santo fecero ritorno al loro vecchio convento dove innalzarono il santuario.
Il “ballerino”, come lo chiamavano a Spoleto, era sempre elegante, brillante, animatore delle feste. Quando sentì l’appello di Gesù lasciò tutto e lo seguì. Aveva 18 anni. Risultato? Scrive a casa: «La mia vita è una continua gioia; la contentezza che provo dentro queste sacre mura è quasi indicibile; le 24 ore della giornata mi sembrano 24 brevi istanti; davvero la mia vita è piena di gioia».
Che differenza con il giovane ricco di cui ci ha parlato oggi il Vangelo.
Stesso incontro con Gesù, stessa chiamata. Ma quale diverso esito. Il giovane del Vangelo non lascia e se ne va triste; Gabriele lascia tutto e trova la gioia.

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