lunedì 31 dicembre 2012

Consuntivo di fine anno per apa Pafnunzio

Al villaggio probabilmente in quei giorni stavano celebrando le feste per il nuovo anno. Dunque era ormai trascorso un altro anno. Quanti ne erano passati? Apa Pafnunzio stentava a ritenerne il computo. Ne erano passati così tanti… Un nuovo anno e quanti altri ancora? O forse sarebbe stato l’ultimo?
Quando, giovane, aveva intrapreso il cammino nel deserto, prima sotto la guida di apa Giovanni, poi da solo, anche se in compagnia degli altri sei compagni della laura, l’aveva sognato come una corsa verso la perfezione, un progressivo ascendere di vetta in vetta. Se l’immaginava così la perfezione, una salita inarrestabile, che lo avrebbe condotto di conquista in conquista.
Ora che l’anno stava terminando e forse la vita, si accorse che progrediva, sì, ma nella consapevolezza della propria fragilità. Si ritrovava a mani vuote. Peggio ancora, colme di vuoti e di peccati. Dove stava dunque la perfezione a cui tanto aveva agognato? Non si era forse lasciato ingannare dal modello dei filosofi stoici o da quello degli eroi greci di cui si cantavano le gesta sublimi? Ma che avevano a che fare quello con il Vangelo che ruminava di giorno in giorno? Quanto diverso il compimento del cammino del Cristo, finito su una croce a gridare straziato il dolore del mondo. Eppure era proprio quella la perfezione del Cristo, l’aver riconosciuto a creduto all’amore di Dio in quella lontananza da lui e nel suo abbandono.
Apa Pafnunzio cominciava finalmente a comprendere che gli anni di cammino nel deserto lo avevano condotto davvero lontano da dove s’era immaginato di giungere. Si stavano rivelando un lento apprendistato ad assumere le proprie debolezze, i propri fallimenti e le proprie cadute per conoscervi alfine, propri in questo, la misericordia di Dio. Qui e non altrove stava la perfezione a lungo cercata, nel conoscere la propria imperfezione e proprio qui riconoscere la presenza e l’amore di Dio. Oramai apa Pafnunzio lo sapeva: non si sarebbe mai salvato, ne era incapace. La perfezione consisteva nell’essere salvato.

2 commenti:

  1. Mi abbandono anch'io all'amore di Dio che viene a salvarmi .O Signore, per il dono inestimabile che accolgo con gioia non mi resta che gridare :G R A Z I E !!!

    RispondiElimina
  2. All'inizio dell'anno tendiamo la mano a quella che Dio ci porge con amore e ci raggiunge nel nostro mondo in cui sentiamo tanta solitudine se non ci raggiungesse la sua misericordia ,Grazie

    RispondiElimina