giovedì 17 gennaio 2013

Sugli altipiani malgasci

I famosi lemuri li ho visti soltanto ricamati sulla camicia che mi hanno regalato. I malgasci dicono che sono l’incarnazione degli spiriti degli antenati, ma intanto li cacciano tranquillamente e li stanno portando all’estinzione. Vivono nelle foreste tropicali lungo le coste, anche quelle in rapida via di distruzione. Ho visto invece un camaleonte e un lungo e sottile serpente innocuo che passeggiava sul prato. Anche i baobab sono lontani e li godo in foto. Tutto il mio Madagascar si esaurisce su questi favolosi altipiani centrali: ne ho quanto basta per riempirmi gli occhi.
Il viaggio di ritorno da Fianarantsoa ad Antananarivo mi è sembrato più bello di quello dell’andata, soprattutto le prime quattro ore di viaggio tra le alte montagne. Un cielo tersissimo, una luminosità limpidissima, una temperatura perfetta. Monti, rocce, foreste, risaie e coltivazioni a terrazze, villaggi di terra rossa, si amalgamano in policromia e sinfonia di forme. Sarei voluto rimanere lassù più lungo.
A tutto animare le persone che camminano di villaggio in villaggio con ceste sulla testa, quelle che lungo la strada improvvisano i microscopici punti di vendita, offrendo magari un coniglio tenuto per le orecchie, miele in bottiglie d’acqua minerale, le prugne di stagione, oppure allineando le pentole del riso per i rari piccoli autobus dei mezzi pubblici e qualche camionista. Trovi poi gli uomini e le donne che vanno o tornano dal lavoro con la falce o la vanga stretta e fine da sembrare più simile a una lancia. Sembrano tutti in perenne festa, eppure la vita appare grama. Salutano, sorridono… Alla donne basta un cappello e sembrano la regina d’Inghilterra.
I carbonai ricordano il progressivo disboscamento a cui è sottoposta la foresta, incendiata regolarmente per ottenere carbone, legna da ardere, nuove terreni per le risaie. Gli stradini, a squadre di una decina di uomini, puliscono con diligenza i bordi delle strade tagliando l’erba con i falcetti e tenendo liberi gli scarichi delle acqua, senza tuttavia poter riparare il manto stradale che è tutto un cratere; guadagnano poco meno di un euro e mezzo a giornata.
Per quattro ore soltanto villaggi sperdute o poche case allineate di tanto in tanto lungo una strada solitaria. La prima cittadina è Ambositra, dove, come ho già scritto, quasi non circolano auto perché gli abitanti se le può permettere… Se a Ambositra ci sono le strade ma non ci sono le auto, ad Antananarivo ci sono le auto ma non le strade: un ingorgo permanente, un inquinamento asfissiante. Sarei dovuto rimanere sulle montagne tra Fianarantsoa e Ambositra…
In compenso la povertà della grande città non riesce a produrre l’inquinamento luminoso a cui siamo abitati, così a notte le stelle possono splendere in tutta la loro lucentezza. Saluto la costellazione della Croce del sud.

Arriva intanto un altro commento, questa volta da un vecchio missionario in Madagascar, Leopoldo
Carissimo Fabio, spero il soggiorno a Madagascar sia di tuo gradimento. Magari ci lasci anche un pezzetto di cuore... Gli spostamenti magari saranno un po’ massacranti, le distanze sono troppo lunghe, le strade non sono proprio belle, ma adesso non ci sono cicloni. Ciò crea però disagi per la coltivazione del riso. Anni addietro, proprio a causa delle piogge e cicloni, era un'avventura arrivare a Tanà.
Bello quello che hai scritto sul blog. E' vero, la missione in foresta o sul litorale est dell'isola è dura, malaria, dissenterie, bilarziosi, vermi, e altre malattie del genere. Però sapessi come mi manca la foresta, incontrare tante persone che vivono genuinamente la loro fede, semplici e assetati di conoscere Dio. C'è più gratificazione lavorare in foresta che stare in un ufficio accudendo mille cose banali...

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