giovedì 14 febbraio 2013

Dal deserto di apa Pafnunzio alla neve della Lituania

Si era alzato molto presto quella mattina, ben prima dell’alba, e già si stava apprestando a ripetere la preghiera di Gesù al Padre. Come lui anche apa Pafnunzio alzò gli occhi al cielo e iniziò chiamando Dio con il nome di Padre: “Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo”. Subito si arrestò sorpreso da una domanda che, appena affiorata alla mente, gli sembrò quasi blasfema: “Perché Gesù chiede la gloria per sé?” La gloria, lo sapeva bene, era la vita di Dio in tutto il suo peso e la sua potenza. Gli bastò non dar seguito al quel pensiero insensato e continuare nella preghiera che subito gli apparve chiaro il senso della domanda rivolta da Gesù al Padre: “glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te”. Gesù non domandava dunque la pienezza della vita per sé, ma per farne nuovamente dono al Padre in quella reciprocità d’amore che da tutta l’eternità segnava il loro rapporto. Chiedeva per poter dare a sua volta. Apa Pafnunzio si andò subito con la mente alla fine della preghiera di Gesù, là dove parlava ancora della gloria:  “E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro”. Gesù aveva chiesto la gloria non solo per poter renderla al Padre, ma anche per condividerla con i suoi fratelli, coinvolgendoli nella reciprocità dell’amore trinitario.
Apa Pafnunzio quel giorno non andò più avanti nel ripetere la preghiera del Signore. Gli bastava venire travolto nella circolazione della vita divina. Gli bastava ripetere “Padre” e sentirsi parte di una fratellanza universale e si mise a chiedere tante cose, per avere tanto da donare.

Mentre apa Pafnunzio se ne sta nel suo deserto sotto il sole cocente, io sono in mezzo alla neve nella mia bella Lituania, dove ritrovo subito amici e amiche che mi accolgono con festa… come un amico!

Nessun commento:

Posta un commento