lunedì 29 aprile 2013

Caterina da Siena, santa romana, e quota rosa nel governo


La statua all'inizio di via della Conciliazione,
sulla strada che Caterina percorreva ogni giorno
per andare in San Pietro
Sognava una Chiesa santa con vescovi pastori e non più signori, e con preti zelanti. La voleva così con tutto il suo cuore non per una visione trionfalistica del cristianesimo, ma perché la Chiesa potesse ricomporre il mondo in armonia, dando agli uomini “il sangue” di Cristo che genera la pace. Era un sogno per la cui realizzazione si diede anima e corpo, lei ragazza ventenne, illetterata… Tre mete ben precise guidavano la sua azione: riportare il papa da Avignone a Roma, rinnovare il mondo ecclesiastico (vescovi, preti e religiosi), promuovere l’unità tra i prìncipi cristiani.
Riuscì a riportare il papa a Roma. Questo suo successo segnò anche il periodo più oscuro e più doloroso della vita di Caterina. Tornato finalmente il papa a Roma, venne subito eletto un antipapa con sede ad Avignone.
Caterina si sentiva responsabile di quello scisma. Corse lei stesso a Roma, e diventò una santa romana.
Ogni mattina percorreva a piedi il tratto di strada dalla sua casa fino alla basilica di San Pietro, dove si sentiva più vicina al Papa e dove sostava l’intera giornata in preghiera, supplicando il Signore di ricomporre l’unità della sua chiesa.
Così ella scrive a fra Raimondo: «Quando ancora è mattino, voi vedreste andare una morta a San Pietro... Ine mi sto così infino presso all’ora del vespero; e di quello non vorrei uscire né dì, né notte, infino che io veggo un poco fermato e stabilito questo popolo col padre loro».
Morì il 29 aprile 1380, con il cuore spezzato dal dolore, non avendo potuto vedere la fine dello scisma. Ai suoi figli spirituali, raccolti attorno al suo letto di morte raccomandava, oltre l’amore fraterno, la passione per la Chiesa. Confidava loro: “Tenete per certo, o dolcissimi figlioli, che partendomi dal corpo io in verità ho consumato e dato la vita nella chiesa e per la chiesa santa; la qual cosa mi è singolarissima grazia”.
La stanzetta nella quale abitava e dove morì – tra il Panteon e la chiesa della Minerva – è oggi inglobata nei locali di un teatro; trasformata in cappella la si può sempre visitare.
È sempre bello andare in santa Maria sopra Minerva dove la santa riposa. Le manca la testa, spiccata dal corpo appena dopo la morte e trafugata a Siena… La sua tomba, sotto l’altare, mi infonde sempre una pace profonda.

Oggi il governo italiano si presenta alla Camera… Spero che nella quota rosa, già così alta, portino con sé anche santa Caterina, patrona d’Italia. Fra l’altro contribuirebbe a far calare di molto l’età media…


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