sabato 15 giugno 2013

Sulle orme di Cézanne alla scoperta del segreto della natura

Quando Paul Cézanne nacque ad Aix in via de l’Opéra, nel 1839, il suo illustre concittadino Eugenio de Mazenod era stato nominato vescovo di Marsiglia da poco più di un anno. I due non si sono mai incontrati, ma hanno condiviso la passione per una città d’una bellezza unica. De Mazenod l’ha fatta conoscere per il mondo intero tramite i suoi missionari, Cézanne tramite i suoi quadri.
Ho percorso la strada che il pittore percorreva ogni giorno, con le sue tele e i suoi pennelli, verso le colline d’intorno, attratto dalla straordinaria natura della Provenza. Sono salito al plateau Bibémus e ho proseguito verso il piccolo lago artificiale Zola.
La montagna della Saincte Victoire è sempre davanti all’orizzonte.
Cézanne non si è mai stancato di dipingerla, in decine di e decine di quadri, in tutte le stagioni dell’anno. Come non si sono stancati gli altri pittori attratti dalla Provenza: Van Gogh, Gauguin, Picasso (di cui ho visto da lontano il castello dove ha vissuto ed è sepolto).
Non ci si stanca mai di ammirare la montagne e i boschi d’intorno e le rocce dai caldi colori che, come scriveva “il Pater Omnipotens Aeterne Deus dispiega davanti ai vostri occhi”. Era sempre insoddisfatto della sua opera. Ancora alla fine della vita scriveva: “Arriverò un giorno allo scopo tanto cercato e così a lungo inseguito? Studio sempre la natura dal vivo e mi pare di fare qualche lento progresso.” Non sono ammirevoli questi artisti sempre alla ricerca della perfezione?
Ho letto che le lunghe camminate a piedi, le escursioni in montagna, gli fornivano un contatto diretto, duro e sofferto, con la natura. Tutta la sua opera non è che un dialogo con le cose, nature morte e paesaggi, oggetti nei quali ha cercato di carpire un segreto attraverso ore di solitaria contemplazione.
Non aveva fretta. Attendeva per ore, nascosto come una lucertola, che la luce cambiasse d'inclinazione sulle rocce della montagna, spiava i mutamenti lenti e solenni della natura. Aveva visto come l'acqua corrode le pietre nel greto del fiume, come il vento lima la roccia soffiando nei crepacci, come gli alberi si piegano e resistono nel turbine di un uragano... Col suo modo di dipingere voleva imitare gli stessi procedimenti della natura.

Della natura diceva: “Bisogna inchinarsi di fronte a quest'opera perfetta. Da essa tutto deriva, per essa noi esistiamo, dimentichiamo il resto.”

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