giovedì 4 luglio 2013

Chiese vuote che chiamano Dio

La mariapoli oggi ci lancia verso mete diverse. Scelgo Ardmore, tipico villaggio di pescatori, nei dintorni di Dungarvan: la strada principale, le casette colorate, alcune con gli antichi tetti di paglia, e soprattutto la passeggiata sul sentiero che costeggia il promontorio, a picco sul mare. Una giornata di sole, come mai avevo visto fino ad adesso in Irlanda (ma in casa i termosifoni restano accesi!), una visione sul mare che allarga l’anima come si allarga l’orizzonte…
Soprattutto, la scoperta di san Declan, che qui pretendono sia vissuto prima ancora dell’arrivo di san Patrizio. All’inizio dell’itinerario pedestre che si snoda lungo il promontorio, appaiono le vestigia del suo eremitaggio, della chiesa primitiva… Cronologia e informazioni sono vaghe e contraddittorie. Rimane tuttavia la testimonianza dell’antica vita monastica in Irlanda, che ha esercitato un potente fattore di unificazione sociale, di pacificazione, di sicurezza civile, oltre che di sostegno della fede.
Al termine dell’itinerario un’altra testimonianza dell’antica fede irlandese, una delle tante chiese a cielo aperto, con le mura silenziose, gli archi vuoti, i bassorilievi appena leggibili. Quando con la Riforma protestante le chiese passarono in mano alla Chiesa anglicana, molte furono abbandonate perché di fatto le popolazioni attorno erano cattoliche e furono costrette a costruire altre chiese. Ne ho viste ancora di queste chiese, durante le mie visite precedenti in Irlanda: svuotate, senza che più vi risuoni una preghiera, sembrano invocare una presenza di Dio più grande e più essenziale.
Mi è parso di ravvisarvi un simbolo di quell’ateismo contemporaneo di cui questa mattina ha parlato magistralmente in mariapoli il vescovo Brendan Leahy, rifiuto di un Dio che non sia quello vero, il Dio di Gesù Cristo, verso il quale tutti tendiamo, consapevoli o inconsapevoli, e al quale tutti arriveremo.

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