mercoledì 28 agosto 2013

Nel tempio indù di Nallur

La settimana scorsa, appena arrivato a Jaffna, sono andato al tempio indù di Nallur, il più importante in tutto il Sri Lanka. Anche gli Indù festeggiano la luna piena di agosto. In quei giorni vi si celebrava la festa di Skanda, figlio del dio Shiva. Nei due giorni che ho passato a Jaffna non potevo mancare all’appuntamento.
La torre rosata, si scorge dal lontano. Si erge alta, decorata con mille statue di divinità. Molto prima di giungere al tempio occorre togliersi i saldali perché si entra in territorio sacro. La vasta area è disseminata dei più diversi padiglioni, mercatini, alberi sotto i quali i fedeli si riposano al fresco… Per entrare nell’edificio principale non soltanto occorre essere scalzi, ma anche a dorso nudo; nessun problema, col caldo che fa è piacevole togliere la camicia. Gli uomini sono monocromatici: scurissimi e con un panno bianco attorno ai fianchi; in compenso le donne sono coloratissime, con abiti da favola.

All’interno del tempio parte la processione, tra suoni di strumenti e incenso. Il carro del dio, trainato da due cavalli alati, si muove lentamente lungo l’amplissimo chiostro interamente dipinto con storie delle infinite divinità e degli eroi del popoloso panteon indù. I fedeli seguono con le mani giunte. Altri si prostrano o si distendono completamente per terra. Ognuno esprime liberamente la propria devozione.
Un guardiano, un uomo bonario e gentilissimo, mi segna la fronte con la cenere in segno di benedizione e mi imprime al centro un tocco di pasta gialla, segno dell’occhio di Dio. Così segnato posso muovermi con libertà all’interno del vasto edificio strabordante di ornamenti, decorazioni, che si apre in sempre nuove cappelle segrete con ulteriori divinità, altri ornamenti…

Mi impressionano soprattutto le persone, così numerose, così comprese. Come fanno a non salvarsi? Dio non può non tener conto della loro fede, del loro senso del divino. Mi sembrano così vere le parole del Concilio: “nell'induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza”.
Nel tempio di Nallur non è difficile scorgere uomini dediti alla vita ascetica e alla meditazione, ma soprattutto in questo giorno di festa, vedo il tempio rigurgitare di persone che cercano rifugio in Dio con amore e confidenza.

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