domenica 8 dicembre 2013

La Madonna del sorriso in via Aurelia a Roma


7 dicembre 2013
La nostra novena dell’Immacolata termina visitando il santuario della nostra cappella della casa generalizia, dominata dalla bella statua dell’Immacolata.
Sant’Eugenio la comprò nel 1822 e la benedisse il 15 agosto 1822. Quel giorno, nella chiesa dei Missionari ad Aix,  Eugenio parla di lei con tutta l’effusione del cuore, al mattino ai giovani, a sera alla popolazione convenuta nella chiesa. Alla fine rimane da solo, in preghiera davanti alla statua, e scrisse: “Da molto tempo non provavo tanta gioia nel parlare delle sue grandezze, nell’invogliare i cristiani a riporre in lei ogni fiducia. Mi sono accorto che tutti i fedeli che frequentavano la nostra chiesa condividevano il fervore che ci ispirava l’immagine della santa Vergine e, ancora di più, le grazie che lei ci otteneva dal suo divin Figlio, mentre noi la invocavamo, oso dire, con tanto affetto perché lei è nostra Madre!» Maria, quasi in contraccambio alle lodi che di lei ha cantato, quella sera gli mostrò la bellezza della famiglia religiosa a cui Eugenio aveva dato vita da pochi anni: “Mi sembrava di vedere, di toccare con mano che questa racchiudeva il seme di grandissime virtù, e che potrebbe operare un bene infinito; la trovavo buona, in lei mi piaceva tutto, amavo le sue Regole, i suoi Statuti; il suo ministero mi sembrava sublime, come è effettivamente. Trovavo in lei mezzi sicuri di salvezza, anzi infallibili, così come mai mi si erano presentati”.
Ad un dato momento, ancora ai piedi della statua della Vergine, Eugenio avverta la propria piccolezza e miseria: “Mi sono visto come il solo e vero ostacolo al grande bene che potrebbe operarsi”. Soprattutto vede passare davanti a sé gli ostacoli che in quel momento si opponevano all’opera nascente, le difficoltà poste dai parroci della città, dai vescovi... “Gli ostacoli erano a me ben presenti, li vedevo come schierati a battaglia”.
Ad un dato momento sperimenta una fiducia nuova, la certezza che nessuno potrà distruggere la sua opera: la Madre è lì a proteggerla. La tradizione vuole che la bella statua gli rivolgesse gli occhi e gli sorridesse. Ancora oggi quella statua porta ancora il nome di “Madonna del sorriso”.

Quando in Francia gli ordini religiosi furono espulsi, gli Oblati si portarono con sé la statua del loro Fondatore, che ha viaggiato con loro qua e là fino a quando, nel 1950, approdò nella nostra casa. Oggi l’abbiamo venerata e pregata con un bel gruppo dei nostri giovani e adulti della Famiglia oblata di Roma.

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