giovedì 30 gennaio 2014

Francesco, un papa “glocal” 2/3

Ho associato la parola “locale” a papa Francesco quando, dal primo istante della sua elezione, ha voluto dare rilievo al fatto che gli veniva conferito un compito d’ordine locale: era stato nominato vescovo di Roma.
Nello stessi tempo, quando nella sua Esortazione apostolica riferisce il pensiero dei diversi episcopati, il papa mostra di possedere uno sguardo e un interesse universali. L’affermazione del suo essere vescovo di Roma e della volontà di decentralizzazione, che colloca nuovamente al loro giusto posto gli episcopati locali, non contraddice la sua vocazione universale. Perché vescovo di Roma è pastore della Chiesa universale. Lo dice innanzitutto, anche se indirettamente, indirizzando la sua lettera a tutti i vescovi, presbiteri e diaconi, persone consacrate e fedeli laici. Si rivolge a tutta la Chiesa e a tutte le Chiese, mosso dalla sollecitudine universale che gli è propria. Inoltre, se cita gli episcopati mondiali, molto più cita i suoi predecessori, a cominciare da Paolo VI.

Proprio in questa Esortazione c’è un passaggio nel quale afferma esplicitamente questa sua missione “globale”, là dove invita a prestare attenzione e a essere vicini alle nuove forme di povertà e di fragilità. In esse siamo chiamati a «riconoscere Cristo sofferente, anche se questo apparentemente non ci porta vantaggi tangibili e immediati». Dopo aver enumerato varie povertà papa Francesco nomina i migranti che, appunto in quanto tali, non sono più localizzabili in una Chiesa locale, ma si ritrovano sbattuti da un Paese all’altro. Chi è il loro pastore? A questo punto ne rivendica l’appartenenza e rivela il suo cuore paterno capace di andare al di là delle frontiere: «I migranti mi pongono una particolare sfida perché sono Pastore di una Chiesa senza frontiere che si sente madre di tutti» (n. 210). Mentre scriveva queste righe avrà forse pensato alla sua visita a Lampedusa, o all’esperienza della propria famiglia naturale? La sua paternità qui si confonde con la maternità, che come tale abbraccia il mondo intero.

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