martedì 20 maggio 2014

Igino Giordani ed Eugenio de Mazenod


21 maggio 1861: 154 anni fa moriva sant’Eugenio de Mazenod.
La sera prima prese la croce di Oblati che teneva accanto e benedisse la Congregazione con tre segni in tutte le direzioni. Rivolgendosi a p. Mouchette: “La mia unica sofferenza è quella di lasciare uomini come voi, che amo con un cuore che non potete capire. Il buon Dio mi ha dato un cuore con una capacità immensa e mi ha concesso di amare i miei figli con questo cuore… Avrete qualcuno che mi sostituirà, ma non troverete mai più uno che vi ami come vi ho amato io”.
Gli fu chiesta una parola per i suoi Oblati: “Dite che muoio felice che il buon Dio si sia degnato di scegliermi a fondare nella Chiesa una Congregazione”. Poi proseguì con le famose parola: “Praticate tra di voi la carità, la carità, la carità… e fuori, lo zelo per la salvezza delle anime”.
Il 21 maggio arrivò il telegramma con la benedizione apostolica del Santo Padre, che ascoltò a mani giunte. A sera la Compieta: “Lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace…”. La sua vita si apriva al cielo al canto del Salve Regina.
Igino Giordani ne ha sintetizzato la vita e la missione con parole incisive:

Mons. de Mazenod, vescovo di Marsiglia, è il nobile che, atterrato dalla rivoluzione, recupera una dignità nella religione. Perde una casta, con palazzi e servitù: ma facendosi lui stesso servo dei fuori-casta, trova in loro Cristo e diviene vescovo, cioè padre del popolo.
Nella sua formazione influirono l'ambiente italiano e la santità di Alfonso de' Liguori. Nella sua cattolicità agì Roma con tale attrazione che lo dissero il più romano dei francesi e il più francese dei romani.
Negli anni che gli autori della rivoluzione, dopo aver demolito gli ordini antichi, crollavano nella dimenticanza, egli erigeva chiese e case e parrocchie, salendo nella venerazione e ricostituendo le anime. E mentre 19 truppe di Napoleone si sperdevano tra le rovine egli suscitava la milizia degli Oblati di Maria Immacolata, che già nel nome scopriva la poesia cavalleresca del suo animo.
In un mondo fragorosamente laicista e anticattolico, che col suo positivismo spegneva a una a una le stelle in cielo, accese luci di bellezza all'amore di Maria.


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