venerdì 2 maggio 2014

Villa Borghese: la crisi e il riscatto della gente



Il 6 giugno 2000 il grande scrittore e drammaturgo Aleksandr Dergeevič Puškin fu piantato a Villa borghese e da lì non si è più mosso. Lo credo bene, dove potrebbe trovare un luogo più ameno? La poetessa Gabriella Sica, davanti alla sua statua ha scritto: 

Voi alberi e statue che a passi felpati
vi muovete a Villa Borghese…
nel bel festino di pietre e foglie…
Il mio soprassalto davanti a Pushkin
tra le ali carezzevoli dei tigli
e i pini infiniti verso l’azzurro…




Anch’io, il 25 aprile e il 1° maggio ho fatto la mia passeggiata a Villa Borghese, tra i laghetti, le mille sfumature di verde, le statue classicheggianti. Quello che in questi giorni più mi ha affascinato è stata la gente. Anche Puškin credo sia rimasto a Villa Borghese perché gli piace essere circondato dai bambini che giocano, dagli innamorati che si baciano, dalle famiglie che imbandiscono il desinare sui prati, da chi bighellona o vaga in bicicletta… Mi pare d’essere tornato ad altri tempi. Le persone contente di stare insieme, di parlare, di prendere il sole, di trastullarsi con antichi giochi semplici che erano spariti.
Che sia effetto della crisi? Una crisi che sconsiglia di passare i pomeriggi di festa a fare shopping o a partire per viaggi troppo cari e invita piuttosto a passare il tempo in maniera meno dispendiosa con gli amici, a raccogliere attorno ai panini con la porchetta la grande famiglia allargata, a perdere tempo con i bambini piccoli… Non tutti i mali vengono per nuocere.

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