giovedì 10 luglio 2014

La maestà der Colosseo



Ho atteso 65 anni per poter entrare gratis al musei. Troppo tardi, quando ho raggiungo l’età fatidica il beneficio è stato ritirato a favorire dei giovani: non sai mai se vivi nel tempo giusto! Comunque, largo ai giovani.
In compenso ci offrono l’ingresso gratis la prima domenica di ogni mese.

Ho subito approfittato della prima per entrare nel Colosseo. L’ultima volta dev’essere stata negli anni Settanta, quanto si entrava liberamente, senza cancelli.
Imponente. Dà il senso della grandezza di Roma. È un’emozione indefinita, che va al di là del pensiero che un’opera che ha sfidato i millenni, fosse stata edificata per l’effimero. Chissà cosa ha provato Obama ad aggirarsi da solo tra queste possenti mura. Certo che perde del fascino non goderlo assieme alla folla dei visitatori da cui era invaso domenica scorsa: il Colosseo è nato per essere invaso dalla folla, fa parte della scena! Ogni arco che si apre sul paesaggio all’intorno è un quadro d’autore. Il sole splendente, alto nel cielo, completava l’opera architettonica.
Con Antonio Venditti ho visto “la maestà der Colosseo”.

La famosa descrizione di Tacito sulla sciagurata uccisione dei cristiani ad opera di Nerone non era certamente ambientata qui: “coperti di pelli ferine, perivano dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illuminazione notturna al calare della notte”. Eppure qui esseri umani – cristiani o no – venivano dati in pasto alle belve per il godimento perverso dei Romani. La croce discreta piantata al lato dell’arena sembra abbracciare con pietà l’immenso dolore che qui s’è sparso.
L’appuntamento è alla prossima prima domenica del mese


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