domenica 31 agosto 2014

La Croce vista dall'Indonesia

P. Giuseppe Rebussi, prima missionario in Laos ora in Indonesia, ha presieduto la nostra messa e ci donato la sua prospettiva della Croce:

Il giorno del Signore. Forse lo gustiamo meglio noi nella missione questo raggruppamento di persone, dove la gente, che viene da lontano, si raduna in anticipo e rimane più a lungo dopo la messa per parlare e salutarsi.
Anche oggi siamo chiamati ad ascoltare la parola del Signore.  Una parola, quella di oggi, che è sembrata dura a Pietro, al quale è stata rivolta per primo : Gesù prende la croce e la porta per la strada che il Padre gli ha indicato e chiede a Pietro di seguirlo, di fare altrettanto.
Prendi la tua croce e seguimi.
Sappiamo bene che quel giorno Pietro era stato scelto per rappresentarci e che quindi quella parola, quell'invito era rivolto a tutti noi che ci dichiariamo suoi discepoli.
In verità noi cattolici siamo abbastanza proliferi nel mettere la croce in primo piano. Da parroci lo facciamo ad ogni processione: chiediamo al crocifero di precederci. Le nostre chiese, dentro e fuori, sopra i tetti e sui muri, come nelle suppellettili della nostra liturgia sono fortemente segnate dalla croce. Come Oblati siamo contrassegnati da una grande e vistosa croce. Altrettanto fanno i vescovi e i membri di tante congregazioni maschili  e femminili. I fedeli, uomini e donne non sono da meno, con croci più piccole ma più costose… Da noi è piuttosto la corona del rosario sempre terminante con la croce ben in vista sul petto. Durante la guerra di Timor Est, anche i soldati non cristiani, compresi alcuni mussulmani, si procuravano una croce o un rosario e a volte  ne chiedevano la benedizione prima di partire al fronte…
Ma queste croci di decorazione e di distinzione certamente giuste e legittime, non sono necessariamente il segno della sequela di Cristo e portatrici di salvezza per il mondo…

    La croce che il Cristo ci impone portatrice di salvezza non è necessariamente quella cruenta del Calvario, ma quella della fedeltà, quella che lui stesso incominciò a portare dopo i primi mesi di successo popolare, quando Gesù cammina verso la contestazione, le incomprensioni, i tradimenti….
E questo in verità vale per ogni strada pienamente umana, nella vita professionale, la vita affettiva o familiare che esige croci che costano, spesso molto dolorose. Non si può salvare capra e cavoli, come dice la saggezza popolare, bisogna scegliere, lasciare e portare con chiarezza….
Perciò Gesù ci dice che bisogna morire per svolgere la nostra missione. E in questa morte risiede la pienezza della vita

Il segreto di questa condotta in apparenza, anche di fronte alle sconfitte, alle delusioni e alla sofferenza.

Le prove non ci mancano. Nel 1975 un centinaio di missionari nel Laos, come in Cambogia e nel Vietnam, in pochi giorni  si videro distrutta la missione che amavano più di se stessi, l’anno seguente molti ripartirono per la stessa missione in luoghi nuovi, noi in Indonesia, altri altrove ed a tutti costoro che rimasero così fedeli, Dio ha mostrato la sua ben più grande fedeltà, creando nuovi gruppi di credenti e nuove diocesi per la vita della Chiesa, e, al ritmo da Lui.

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