lunedì 25 agosto 2014

Un Padre che a cura di noi / 3 -La feconda povertà di S. Francesco d'Assisi


Nell'esperienza dei Francescani la povertà si rivela un fattore centrale del vivere religioso e di conseguenza anche l'abbandono fiducioso all'amore del Padre ha un posto fondamentale. Si vogliono riprodurre il più fedelmente possibile i tratti di Cristo. Come lui si vuole andare itineranti predicando il Regno di Dio in povertà. Anche a questi nuovi apostoli Gesù sembra ripetere: “Quando vi ho mandato per il mondo, vi è mai mancato nulla?”.
Per Francesco la radicalità della povertà va di pari passo con la radicalità della fiducia in Dio. Oddone da Cheriton riporta una sua parabola nella quale, in modo vivo ed eloquente, egli esprime questo totale abbandono nella divina Provvidenza. “Un giorno fu sottoposta a frate Francesco la questione: chi avrebbe provveduto al sostentamento dei suoi frati, visto che accettava indifferentemente tutti quelli che si presentavano. Rispose con questa parabola: Un re amò una donna nel bosco e la rese incinta. Essa diede alla luce un figlio e per un po' di tempo lo nutrì per conto suo; poi lo portò alla reggia perché da qui in avanti provvedesse il re al suo sostentamento. Appena fu recato al re l'annuncio della venuta di quella donna, disse: "Tanti uomini perfidi e inutili mangiano alla mensa regia, è ben giusto che mio figlio possa prendere il suo nutrimento tra loro". E frate Francesco diede questa interpretazione: "Io sono la donna che il Signore ha reso feconda con la sua parola, ed ho generato questi figli spirituali. Se dunque il Signore provvede a tante persone ingiuste, non c'è da stupirsi che egli provvederà al sostentamento particolare per i propri figli”.
In effetti le fonti francescane sono ricche di episodi e testimonianze di quanto Dio fosse sollecito e provvido nel venire incontro a quelli che per amore suo avevano abbandonato tutto.
La Leggenda maggiore di S. Bonaventura ci fa sapere che “alla Porziuncola vi era penuria d'ogni cosa; ma, benché qualche volta vi convenissero una moltitudine di oltre cinquemila frati, non mancò mai l'aiuto della Bontà divina, che procurava il sufficiente per tutti e a tutti concedeva la salute del corpo e sovrabbondante gioia di spirito”.
Celano, riferendosi a Francesco in particolare, scrive che “La Provvidenza stessa del Creatore condiscendeva ovunque ai desideri della creatura [Francesco]. Quella paterna clemenza preveniva i suoi desideri e anticipatamente con sollecitudine accorreva come a colui che si era abbandonata ad essa. Si manifestavano ad un tempo il bisogno e la grazia, il desiderio e il soccorso”. Racconta così, a titolo di esemplificazione, come nel viaggio verso la Siria un viaggiatore misterioso abbia soccorso con i suoi beni Francesco e i suoi frati, imbarcati clandestinamente. Ugualmente, nel cammino di ritorno “ecco accorrere attraverso un campo un cavaliere con uno squisito uccello. Costui disse al beato Francesco: "Servo di Dio, accetta con piacere ciò che ti manda la divina clemenza". Accettò con gioia il dono e comprendendo come Cristo avesse cura di lui, lo benedisse in ogni cosa”. Quando ha bisogno di una tonaca nuova giunge un uomo alla porta con del panno per sei tuniche. Francesco riconosce che “quell'uomo è stato mandato per soccorrere un tale modo alla mia necessità. Siano dunque rese grazie a Colui che si prende cura di noi”. Quando invita a pranzo il medico che ogni giorno lo cura agli occhi (ma i frati hanno ben poco da portare in tavola) bussa alla porta una donna che “offrì un canestro pieno di pane fragrante, di pesce, di pasticcio di gamberi, con sopra grappoli di uva e miele”.
Lo Specchio di perfezione narra alcuni fioretti deliziosi, dove appare tutta la delicatezza dell'amore di Dio. Francesco giaceva gravemente infermo. “I frati lo pregavano di mangiare. Francesco rispose: "Non ho voglia di mangiare; se però avessi di quel pesce che si chiama squalo, forse lo mangerei". Ebbe appena espresso questo desiderio, che si fece avanti un tale con un canestro dove erano, ben cucinati, tre grandi squali, e pasticci di gamberi, che il Santo mangiava volentieri. Glieli inviava frate Gerardo, ministro di Rieti”. Anche nell'ultima malattia Francesco esprime il desiderio di vedere Donna Jacopa de Settesoli e insieme di ricevere da lei “del panno monacale color cenere e, insieme (...) quel dolce che a Roma preparò per me più volte”, ed ecco Donna Jacopa alla porta, venuta da Roma spinta da un ispirazione interiore e recante con s‚ i doni che Francesco desiderava.


1 commento:

  1. Come sono belli questi racconti, edificano l'anima, grazie.

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