venerdì 26 settembre 2014

La stanza segreta / 4 - quando la stanza è vuota

Quando la stanza d’improvviso si fa disadorna e vuota, e rimane deserta?
Può dipendere da noi. Gesù pone infatti una condizione perché la stanza sia abitata: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola…». Se non lo si ama, se concretamente non si segue il suo comando, tutto concentrato nell’amore il nostro prossimo, lentamente ci si svuota… Il rapporto va coltivato amando a fatti e nella verità.
Eppure a volte, indipendentemente da quanto lo amiamo e da quanto osserviamo la sua parola, Dio sparisce. Il colloquio con lui sembra diventare un monologo. «Anche se grido e invoco aiuto, egli soffoca la mia preghiera» (Lm 3, 8). Per Gesù stesso, abituato a dialogare con il Padre, giunge il momento nel quale egli non risponde. Sono sue le parole di Giobbe: «Io grido a te, ma tu non mi rispondi, insisto, ma tu non mi dai retta» (30, 20); sue le parole del Salmo: «Dio mio, invoco di giorno e non rispondi, grido di notte e non trovo riposo», fino a ripetere con esse: «Dio mio, Dio mio, perché anche tu mi hai abbandonato?» (22, 2-3). Colui da cui sgorgava l’acqua viva si trova con il palato “arido come un cuccio”, con la lingua “incollata alla gola” (cf. 22, 16) e grida la sua sete (cf. Gv 19, 28))
Nella stanza nella quale si era fatta presente l’intera Trinità, sembra non esserci più nessuno. Non è più quindi possibile il colloquio. Si ha l’impressione di parlare ad alta voce con se stessi, come i pazzi.
È la notte. Come la sposa del Cantico inutilmente si cerca nella stanza l’amato: «l’ho cercato, ma non l’ho trovato» (3, 1). È il senso del vuoto e della solitudine che prima o poi tutti passiamo.
Non è soltanto l’esperienza dei grandi mistici. Anche nella nostra piccola quotidiana esistenza giungono momenti in cui Dio sembra aver lasciato la nostra stanza ed essersi ritirato lontano, irraggiungibile, disinteressato alla nostra supplica. Dov’è quando muore un figlio giovane, quando si è vittime innocenti di ingiustizie e violenze, quando esplodono le guerre? O più semplicemente perché non mi risponde quando ho bisogno di aiuto nella vita d’ogni giorno e lo prego per il lavoro, per l’armonia quotidiana. Dove trovarlo Dio, se se ne andato di casa e mi ha lasciato solo?
Guai dare facili risposte, perché ci sono risposte facili. C’è il difficile, il duro del Vangelo che domanda di perdere la vita per ritrovarla (cf. Mc 8, 35), la morte dell’uomo vecchio per accedere alla vita dell’uomo nuovo (cf. Rom 6, 6-11), il cadere in terra e morire del chicco di grano perché porti frutto (cf. Gv 12, 24), così come soltanto con la potatura la vita porta frutto (cf. Gv 15, 2). Nei suoi discorsi di addio Gesù l’aveva annunciato: «ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete» (Gv 16, 16). Quanto è lungo durerà quel “poco” senza vederlo, senza sentirlo? Quanto dobbiamo aspettare? (continua….)


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