venerdì 5 settembre 2014

Nella terra di Gesù / 3

 L'ultima tappa del viaggio di Sabrina:

Altro giorno, altri luoghi, quelli della memoria storica, il museo Yad Vashem, i luoghi di Maria, la Chiesa della Visitazione, la nascita di quella bellissima preghiera chiamata Magnificat. Chiudo gli occhi e sento tutta la grandezza di questa donna, destinata a un grande compito, a un grande dolore. Qui mi sento avvolta dalla sua presenza, ripercorro il mio cammino di figlia, quello di madre, la sento vicina, accompagnarmi in questo viaggio dentro me stessa.
Mi allontano dal gruppo e raggiungo l'uscita. Anche qui si gode di una vista meravigliosa: la città, la collina, la natura, un cielo blu, di un colore così netto da sembrare dipinto. Mi perdo nei miei pensieri e la sento di nuovo, la voce del vento: mi accarezza le orecchie e poi si allontana, tra i cipressi piegati dalla sua forza, dal tempo, dalla storia, curvi su un passato pesante ma ancora radicati alla terra loro madre, immagine di noi, poveri piccoli umani, appesantiti dalle nostre preoccupazioni, dalla vita quotidiana, ma saldi nella certezza di avere radici solide, di essere parte di qualcosa di grande.
Quella voce, la voce del vento, mi ha accompagnata nel mio peregrinare, ritemprata nel caldo del deserto, nell'afa del Mar Morto, scossa dai miei pensieri sul Monte Tabor, sul Monte degli Ulivi, rassicurata davanti alla pietra dell'agonia; qui mi saluta, circondata dalla bellezza del paesaggio e dall'abbraccio di quella madre che silenziosa, forte e discreta, ci ama nonostante tutto...
Libero una lacrima dal recinto delle mie ciglia, la lascio andare nel vento, noncurante di chi mi guarda curioso, sciolgo le catene a un'emozione non più contenibile, la  certezza di essere amati, la gratitudine di esser l'oggetto di questo amore, e la voglia di gridarlo al mondo.
L'ho cercato, ho inseguito la Sua presenza, ho desiderato sentire la Sua voce senza accorgermi che in ogni luogo, su ogni panca di chiesa, in ogni angolo di silenzio era Lui che trovava me...
E' ora: sono pronta a tornare, a prendere il largo, consapevole di non essere sola, e pronta a sentire ancora la sua voce e a seguirla: “Duc in altum.

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