sabato 6 settembre 2014

Saper ascoltare, saper vedere: la via dell’arte

 Ho vissuto una mattinata molto intensa partecipando all’Assemblea dell’Opera di Maria, che vede raccolte quasi 500 persone di tutto il mondo, di tutte le vocazioni, di tutte le età.
Con la Scuola Abbà avevamo il compito è di disegnare, a grandi linee, lo sfondo culturale nel quale ci troviamo a vivere oggi. Concretamente abbiamo scelto di offrire una nostra riflessione su quattro tematiche: 1) la questione della mondializzazione, 2) quella della tecnica, tecnologia e ambiente, 3) quella delle relazioni umane e 4) quella di Dio. Ogni tema è stato esposto a due voci, anche se vi abbiamo lavorato tutti insieme.

Molto belli gli interventi da parte di membri dell’Assemblea provenienti dai più vari mondi culturali.
Una cosante emergeva dai molteplici interventi: l’esigenza di rapporti autentici, di dialogo, di comunione così come di interiorità e di profondità di vita.
Mi è sembrata particolarmente indovinata la conclusione, affidata all’arte, espressa da Thérèse Henderson, musicista e pittrice, che ha messo in luce la necessità della capacità di ascolto e di saper vedere, a cui l’arte ci ammaestra:

«L’ascolto attento di una musica, o di una poesia o di un racconto, crea dentro di me uno spazio di silenzio e di accoglienza, dove vengo coinvolto in un dialogo interiore con me stesso e con quest’opera d’arte. Di conseguenza mi porta ad essere più disponibile all’ascolto dell’altro,  mi porta ad accogliere l’altro e a lasciarlo “risuonare” dentro di me.
Lo sguardo attento sull’opera d’arte visiva educa a “guardare oltre” la materia, oltre ciò che la materia ci mostra per cogliere una dimensione che non appare subito agli occhi, ( e questo è importante proprio per il discorso che Sergio ci faceva prima). Ancora, lo sguardo sull’opera d’arte ci spinge a cogliere il positivo dal “brutto” o dal negativo: questo è importantissimo per conservare in noi la speranza. La stessa cosa può succedere anche nel partecipare alle arti performative come il teatro ecc.
E’ chiaro che questo sguardo “profondo” e questo ascolto “interiore” che ci porta “dentro” ed “oltre” la realtà che ci viene offerta del “mondo super-tecnicizzato”.» 


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