giovedì 4 settembre 2014

Viaggio in Terra Santa / 2


Pia Compagnoni, una celeberrima "guida" di Terra Santa ha scritto: "Penso che il pellegrinaggio in Terra Santa lo si vive piuttosto dopo che si è fatto, quando si è tornati a casa e si ripercorrono le tappe del grande itinerario con la mente e il cuore e con i Libri Sacri in mano. Allora si avverte veramente in quei luoghi sacri la presenza di Dio che chiama ognuno di noi, come ha chiamato Abramo". Chi è stato in Terra Santa sa quanto sono vere queste parole.
Lasciamo dunque a Sabrina di Paolo la continuazione del suo viaggio in Terra Santa:

Arriviamo a Betlemme, luogo di grandi avvenimenti e di grandi contraddizioni, un muro che la separa dalla vicina Gerusalemme, un confine di cemento che vuole dividere un popolo che ha uguali origini; qui incontro degli italiani, volontari che ci parlano di questo sparuto 2% di cristiani che vive tra Israele e Palestina, e che da qui non se ne vuole assolutamente andare, deciso a difendere una presenza seppur esigua, convinto della necessità di restare per mantenere viva la cristianità proprio qua dove la Cristianità è nata. Ascolto queste parole e mi rendo conto che non sono provate dalla fatica, dai sacrifici, ma illuminate dalla speranza, una speranza riaccesa anche dalla visita del Papa, ma che in fondo al cuore di chi crede nella pace non si è mai spenta.
E finalmente Gerusalemme: il luogo della storia, delle religioni: costruita, distrutta e ricostruita così tante volte, “litigata” tra tanti popoli, bianca e maestosa nella sua pietra, nelle sue mura, nelle sue rovine.
Lascia senza parole la vista dall'alto di quel muro e quella spianata dove, senza dialogare, ebrei e musulmani si contendono un luogo di preghiera e tutti, con usi e costumi più o meno discutibili, pregano il loro Dio.

Girovago dentro e fuori le mura, percorro la Via Dolorosa e mi sforzo di visualizzare Lui, il peso della sua croce, il dolore del suo cuore, mi faccio strada tra i mille negozi del Suk che costeggiano quella che fu la via Crucis e cerco disperatamente il silenzio, cerco Lui, il suo dolore, la sua umanità e al tempo stesso la sua divinità.
Trovo tutto questo davanti al Calvario: l'emozione ha il sopravvento, l'accento slavo e la voce di una guida e il chiacchiericcio del suo folto gruppo davanti a me si dissolvono, la fila di fedeli che preme per inginocchiarsi e baciare quella pietra scompare davanti ai miei occhi che si velano di lacrime, un pianto sommesso, silenzioso ma incontenibile: Signore, qui ti sei dato per noi, qui hai sofferto con il tuo essere uomo senza risparmiarti: qui Signore ti offro il mio dolore, la mia pochezza, qui ti affido le mie debolezze di essere umano, proprio dove tu hai pagato il prezzo più caro per esserti calato nelle nostre umane vesti.
Gerusalemme, la valle, il monte degli Ulivi: un altro percorso ricco di significati; visito il luogo dove Gesù ha insegnato a pregare il Padre Nostro, il colle da cui è partito per entrare in Gerusalemme tra folle festanti. Dal Monte degli Ulivi guardo Gerusalemme come la guardò Gesù, quando piangendo ne predisse la distruzione; intorno a me ulivi secolari, vegetazione, vocio di pellegrini.. chiudo gli occhi, cerco il silenzio e mi avvolge nuovamente una piacevole brezza, muove i rami intorno a me, sussurra qualcosa alle foglie, poi si placa, sparisce così come è arrivata.
Proseguiamo la discesa: il Getsemani, la roccia dell'agonia dove Gesù pregò prima di essere arrestato. E' sera ormai, ci fermiamo per l'adorazione al S. Sacramento insieme ai francescani custodi del luogo. Nel silenzio della preghiera fisso quella roccia e ancora una volta ti vedo Gesù, in tutta la tua umanità, sudare sangue e chieder a Dio di evitarti ciò che è scritto, ciò che sarà, ma poi: “non la mia ma la tua volontà.”
Lo sguardo si posa su un piccolo altare, alla destra dell'abside, sembra essere su un soppalco. Mentre lo guardo e prego un soffio di vento smuove la tovaglia che si anima di una presenza invisibile eppure tangibile.


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