martedì 21 ottobre 2014

Eugenio de Mazenod si incontra con Gaspare del Bufalo


Tutti conoscono Fontana di Trevi, pochi la chiesetta accanto di Santa Maria in Trivio (= all’incontro di tre strade, da cui deriva la parola Trevi). Una grande storia, quella della piccola chiesa, che inizia con la costruzione voluta dal generale bizantino Belisario, in segno di pentimento per avere mandato papa Silvestro in esilio nell’isola di Ponza, dove morì nel 537.
Non potevo lasciar terminare la giornata senza una visitina alla chiesa per onorare san Gaspare del Bufalo che è lì sepolto e di cui oggi è la festa.
L’11 Aprile 1826 sant’Eugenio de Mazenod annota nel suo diario: «Visita al canonico del Bufalo, per conoscere l’Istituto dei Missionari del preziosissimo sangue». Nel 1832, al tempo del secondo soggiorno romano, s’incontrò nuovamente san Gaspare del Bufalo. Insieme parlarono della possibilità di una fusione tra i due gruppi di missionari. Gli scrisse anche una lettera in merito. S. Gaspare mandò a chiamare p. Giovanni Merlini, suo uomo di fiducia e futuro successore nella direzione generale dell’Opera, per trattare il progetto in profondità.
Fondata nello stesso periodo di quella degli Oblati (15 Agosto 1815), la Congregazione del Preziosissimo sangue aveva lo stesso scopo, la predicazione della Parola di Dio attraverso il ministero delle missioni al popolo, in risposta all’abbandono in cui sono ridotte le popolazioni dello stato Pontificio. La Regola, come quella degli Oblati, inizia con una prefazione che analizza i mali della Chiesa e propone i necessari rimedi: «Nello sconvolgimento de’ tempi nei quali piacque a Dio di riserbarci, e nella necessità della riforma de’ popoli volle il Signore, ricco delle sue Misericordie, suscitare un mezzo valevole a riparare il torrente delle iniquità, a riordinare il cuore dell’uomo ed a santificare le anime coll’apprestare gli ajuti i più opportuni alla coltura delle medesime. (…) Siamo ora in tempi, ne’ quali conviene realmente animare e Clero e Popolo alla bramata riforma».
Dopo esserci incontrato con sant’Eugenio, Merlini annotò, sul retro della lettera di sant’Eugenio: «Mons. D’Icosia desidera unire la sua Congregazione con la nostra del P.mo Sangue. Nulla si è concluso perché non si son voluti togliere i voti. In Francia è tale istituzione e nel 1832 si contano 6 Case». Per sant’Eugenio il voti erano essenziali nel progetto della sua opera, così come la libertà dai voti per quella di san Gaspare.
Questa la lettera di sant’Eugenio, scritta in italiano:
  
Per il R.mo Sig. Canonico del Buffalo
Ho letto con attenzione il transunto [le Regole] e le altre carte favoritemi dal Rev.mo Sig. Canonico del Bufalo e ne sono rimasto veramente edificato. Vedendo quanti buoni sacerdoti applicati ad una vita così santa e a un ministero cotanto rilevato più mi è rincresciuto che le mie viste non habbiano potuto essere gradite.
Quando proposi alla Venerabile Arciconfraternita del Preziosissimo Sangue di unirsi alla nostra minima Congregazione dell’Immacolata Concezione fui mosso da un vero desiderio di moltiplicare il bene della Chiesa di Dio e, se considerava da una parte l’acquisto di un si gran numero di ottimi sacerdoti come una benedizione per la nostra Congregazione, sian pur certi, che nella sincerità di quel zelo che Dio mi dà per veder perfezionata tutta la sua santa opera, stimava che sarebbe un gran vantaggio per la pia unione dell’Arciconfraternita del Preziosissimo Sangue di confondersi in una Società innalzata al grado di Congregazione Religiosa nella Chiesa, nella qual Congregazione avrebbe la Pia Unione trovato lo stesso spirito, lo stesso ministero e pressoché le stesse regole e di cui avrebbe formato la maggior e certamente la non meno interessante porzione. Mi pareva che l’Arciconfraternita guadagnava in perfezione e stabilità e che se dall’unione progettata la Congregazione prendeva un nuovo lustro e una più grande estensione conseguentemente Dio benedetto dovea esser molto più glorificato, la Chiesa meglio servita, le anime maggiormente ajutate nei loro bisogni spirituali.
Questi sono stati i miei pensieri. Tuttora penso lo stesso, lasciando a Dio di riconoscere a tutti quei degnissimi sacerdoti che formano la pia unione e della Arciconfraternita del Preziosissimo Sangue, la gran virtù di quei voti, che a torto spaventano alcuni. Del resto facendo quel passo ho ubbidito alla ispirazione del Signore che me lo additava come di sua gloria, ne lascio l’esame e la responsabilità a chi ha più lumi e grazie di me, e mi quieto nella pace di un cuore che comunque debba succedere dirà sempre con fidu­cia “particeps ego sum omnium timentium te”.
+ Carlo Gius. Eug.
Vescovo d’Icosia
s.g.c.m.i

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