venerdì 12 dicembre 2014

Il nostro "sì" / 4. La preghiera, un rapporto d'amore

Se è risposta a Dio che parla, la preghiera diventa dialogo, rapporto d’amore con Dio, una comunione reciproca, uno stare con lui. La definizione più bella è quella offerta da Teresa di Gesù, d’Avila: “Un rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo d’essere amati” (Vita, 8, 5).
Come per Gesù, la nostra preghiera è “tornare a casa”, entrare in Paradiso, intrattenersi con le Persone della Santissima Trinità, con gli angeli, con Maria, con i nostri fratelli e sorelle che già sono là.
In Dio troviamo anche tutta l’umanità, tutta la creazione. La nostra interiorità non è mai ripiegamento su noi stessi, si dilata su Dio e sul mondo intero, presente in Dio.
In questo dialogo Dio si impegna totalmente, donandosi fino in fondo, al punto da darci (non solo dirci) la sua Parola, il Verbo, che è il Figlio suo, Gesù. Il dire di Dio è dare, darsi.
Anche da parte nostra, se questo dialogo vuole essere autentico, dobbiamo impegnare tutto noi stessi. Gesù è dispiaciuto quando la preghiera è fatta con le labbra e non con il cuore, ossia con tutta la vita, quando si ripete “Signore, Signore” senza compiere la sua volontà.
Vi è dunque uno stretto nesso tra preghiera e vita, non sono momenti staccati tra di loro. Si prega vivendo nell’amore e una vita d’amore è preghiera. Tommaso da Celano scrive di san Francesco: “alla fine non pregava più, era diventato preghiera”.

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