giovedì 18 dicembre 2014

Il nostro "sì" / 6. La preghiera e le preghiere

La preghiera è un rapporto, è vita. Eppure tale rapporto ha bisogno di rendersi esplicito e di diventare sempre più cosciente. La “preghiera” deve allora esprimersi nelle “preghiere”.
È come il bambino: sa che è figlio, che è legato ai genitori dall’amore, ma ha bisogno di dire alla mamma e al babbo: “Ti voglio bene!”, ha bisogno di abbracciarli. Quando è in difficoltà è normale che gridi: “Mamma!”, ha bisogno di aggrapparsi a lei. Altre volte vuole semplicemente starle in collo, per sentirsi sicuro, protetto, per sentire l’affetto.
Così tra marito e moglie: sono già uniti dal matrimonio, lo sanno che sono legati dall’amore, ma hanno bisogno di dirsi che si amano, di esprimere concretamente l’amore reciproco, altrimenti l’affetto si affievolisce e il legame si allenta.
Anche tra amici c’è bisogno di confrontarsi, di discutere, di esprimersi, di confidarsi... È così che si rinsalda l’amicizia.
Tutti questi atteggiamenti sono veri anche nel rapporto con Dio e si esprimono soprattutto nelle diverse forme di preghiera: la benedizione, la lode, l’adorazione, la domanda, l’intercessione, il ringraziamento; nelle diverse modalità: la preghiera vocale, la preghiera litanica (ad esempio, il rosario), la meditazione, la preghiera contemplativa; nella molteplicità dei gesti: il pellegrinaggio, l’accendere una candela...
Prima di accennare ad alcune di queste varie modalità, è utile ricordare quanto Gesù chiede: «Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto» (Mt 6, 6). È la metafora del raccoglimento. Importante è “chiudere la porta”, ossia avere il coraggio di gettare nel Padre ogni preoccupazione, di svuotare il cuore donandogli persone e cose per essere libero per poter stare con lui, facendo tacere tutto il resto. Come possiamo ascoltare la voce del Signore e parlare con lui se nella nostra stanza parlano tante altre voci?

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